Economia

Cairo e Bonomi sul ring della Rizzoli

L'editore dopo le accuse sul prezzo: «Se lui pensa quello che dice sono preoccupato»

Cairo e Bonomi sul ring della Rizzoli

Marcello Zacché

Attenti a quei due. Bonomi e Cairo. Che a soli tre giorni dalla scadenza delle offerte per la conquista di Rcs se ne dicono di tutti i colori. Li dividono pochi anni di età: quando a New York, nel 1965, nasce Andrea, nipote di Anna Bonomi, Urbano ha già otto anni e viene da Masio, provincia di Alessandria. Oggi, 51 anni uno, 59 l'altro, si ritrovano a un passo dal controllo del Corriere della Sera e cominciano a scaldarsi. Tanto da mettere da parte ogni convenevole e dimenticarsi dell'ovattato mondo della finanza per suonarsele di santa ragione.

Così, entrati in questa che è la settimana decisiva, ha iniziato Bonomi. Il quale, senza muoversi da New York, ci ha tenuto a dire in prima persona che l'Opas di Cairo, mista di azioni e contanti, implica che per la Cairo Com «nell'ipotesi di adesione al 100%, il debito aggiuntivo sarebbe di 130 milioni. Che, in termini di valore, comporterebbe una riduzione teorica del corrispettivo dell'Opas di 0,14 euro per azione Rcs». Smentendo seccamente i calcoli fatti da Cairo di un valore pari a 1,04 euro.

Ma l'editore di La7, saldamente piantato a Milano, nella trincea di via Solferino, non si è fatto attendere e ieri, presentando i palinsesti di La7, non vedeva l'ora di ricevere una domanda su Rcs. Detto, fatto: «È incredibile che Bonomi, con tutti gli investimenti che fa, dia una tale interpretazione. Se lo pensa veramente sono preoccupatissimo per i suoi investitori di private equity. Se non lo pensa allora significa che ognuno recita la sua commedia». Un botta e risposta con pochi precedenti. Soprattutto se si pensa che la preda è la quintessenza degli ex salotti buoni della finanza. Da dove, forse non a caso, si sono staccati Mediobanca da un lato, quello di Bonomi, e Intesa dall'altro, con Cairo, entrambe decise a battagliare per il futuro del Corrierone.

Così si litiga anche sul «dopo»: che succede se nessuno dei due raggiunge la soglia indicata (66,7% per Bonomi e 50% +1 azione per Cairo)? Bonomi ritiene che se dovesse raggiungere la soglia dichiarata di riserva (30%) potrà tenersi le azioni anche se dovesse arrivare secondo. Ed essere dunque una spina nel fianco per il nuovo padrone del Corriere. Cairo, invece, non ha dubbi dell'esatto contrario: «È pacifico che chi arriva secondo non può tenere le azioni anche se raggiunge la soglia prevista perché questa è condizionata al controllo. Ma se si arriva secondi non si ha il controllo, che passa all'offerta prevalente». E questo è il parere scritto dallo studio BonelliErede e presentato in Consob, secondo il quale chi avesse dato le azioni Rcs all'offerta perdente avrà una settimana per migrare verso quella prevalente oppure riprendersi i titoli. Tertium non datur.

E che succederà ai vertici della società? Al cda guidato dall'ad Laura Cioli? Bonomi è stato chiaro: «Stanno facendo un buon lavoro, non c'è alcuna regione per cambiare». Cairo, se si può, lo è stato ancor di più: «Se prevale la mia offerta la prima cosa che farò è revocare il cda e nominarne all'istante uno nuovo». Un sentimento che pare ricambiato, vista la cattiva accoglienza riservata dal cda all'Opas Cairo. Il quale non si meraviglia: «Non vi sfuggirà che questo cda è stato nominato dalla cordata che sostiene Imh.

Il loro cuore batte per l'Opa Bonomi».

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