Economia

Cnh si divide in due e rilancia Iveco

Nascono due società: una con le attività stradali, la seconda con le altre. A Exor il controllo

Cnh si divide in due e rilancia Iveco

New York - Nella galassia Agnelli-Elkann il primo colpo è arrivato da Cnh Industrial, anzi un doppio colpo. Da una parte, lo scorporo dal gruppo e la successiva quotazione a Milano e a New York dei camion Iveco e i motori di Fpt; dall'altra, la realizzazione del «sogno americano» della stessa Iveco, grazie alla partnership con l'azienda Nikola, che ha la base in Arizona, per la produzione di veicoli pesanti a celle d'idrogeno ed elettrici negli Stati Uniti e in Europa. E ora non resta che aspettare la risposta di Fca, con i fari puntati sempre su Parigi (Renault) e Yokohama (Nissan).

Una Wall Street trasformata, per l'occasione, in una piccola esposizione di camion e macchine agricole, ha fatto da contorno alla presentazione del piano quinquennala 2020-2024 di Cnh Ind battezzato «Transform 2 Win» («Cambiare per vincere»). Presenti il numero uno di Exor, John Elkann, la presidente e l'ad di Cnh Ind, Suzanne Heywood e Hubertus Mühlhäuser, e i vertici dei vari segmenti.

Lo scorporo annunciato a New York vede la nascita delle realtà «On-Highway» (attività stradali) che potrebbe poi chiamarsi Iveco Group (Iveco, Iveco Bus, Heuliez Bus e Fpt Industrial) e «Off-Highway» (agricoltura, costruzioni e veicoli speciali). Il tutto allo scopo di creare valore per gli azionisti e due gruppi indipendenti leader nel mondo. Il presidente Elkann ha subito sottolineato che «Exor resterà l'azionista principale anche dopo lo spin-off, sostenendo con forza il piano quinquennale, in linea con il nostro approccio di lungo termine nel voler costruire grandi società per il beneficio di tutti gli attori coinvolti».

I punti chiave del piano di Cnh Ind, con lo scorporo di Iveco e Ftp previsto dal 2021 (operazione che sarà sottoposta all'assemblea straordinaria degli azionisti): 13 miliardi di investimenti, un aumento del fatturato del 5% annuo e margini in crescita. La scissione delle attività stradali permetterà di massimizzare «la focalizzazione del management e la flessibilità operativa, allineerà le priorità degli investimenti e gli incentivi, ottimizzerà la struttura di costi e capitale di ciascun gruppo, al fine di assicurarne una crescita redditizia», ha spiegato l'ad Mühlhäuser. In pratica, il business «On-Highway» varrà 13,1 miliardi di dollari di ricavi, di cui il 69% dato da Iveco, Iveco Bus ed Heuliez Bus e il 31% da Ftp (oltre 13mila i dipendenti in Italia). L'altra parte del gruppo sarà costituita dai marchi Case IH, New Holland, Steyr, Case, New Holland Construction, Astra, Magirus e Iveco Defence Vehicles, con un fatturato pro-forma, nel 2018, pari a 15,6 miliardi di dollari (il peso dell'agricolo è del 75%) e circa 4mila dipendenti in Italia. Importante, in vista degli sviluppi «green» nella mobilità, è la joint venture di Iveco-Fpt con Nikola che mira alla diffusione dei veicoli a zero emissioni. Iveco entra così nel mercato Usa con una strategia ecologica, forte anche dell'esperienza maturata nelle alimentazioni a gas, al fianco di una società specializzata nelle tecnologie per l'idrogeno. Il passaggio della gamma verso il parametro «emissioni zero» prevede un investimento pari a 250 milioni per entrare nel capitale del gruppo di Phoenix, valutato 3 miliardi di dollari prima dell'ufficializzazione della partnership. Il rafforzamento nel «green» è destinato a rappresentare, per Iveco, un allettante biglietto da visita per future possibili intese di più ampia portata.

In Borsa, dopo un'iniziale corsa al rialzo, il titolo Cnh Ind è via via sceso chiudendo a 9,09 euro (-3,4%) per i realizzi degli investitori che nei giorni scorsi avevano portato le azioni a guadagnare oltre il 12%.

«È un piano razionale e credibile», il commento di un analista presente all'evento.

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