Economia

Cuneo e spending review: il (fumoso) piano di Padoan

Il ministro illustra la cura choc: c'è il taglio del cuneo. Ma le coperture sono fumose: "Tutto sulle imprese, e quindi Irap e oneri sociali, o tutto sui lavoratori, attraverso l’Irpef"

Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Priorità ai tagli fiscali, risorse (fumose) da spending review e coperture transitorie. Alle fughe in avanti del premier Matteo Renzi, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan prova a contrapporre ortodossia e rigore. Settimana prossima arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri. E il titolare dell'Economia rilascia la sua prima intervista per delineare il suo programma: "Agiremo concentrando le risorse per un intervento forte". Un orizzonte lodevole che sembra rispondere al giudizio negativo della Commussione europea che ieri ha posto l'Italia al livello di Creazia e Slovenia per "squilibri macroeconomici eccessivi". La risposta che arriverà da via XX Settembre non potrà, però, prescindere da conti pubblici che, lo sa bene Padoan, devono rimanere in ordine. Proprio per questo il ministro dell'Economia ha chiesto più tempo per visionare il Jobs Act e trovare le coperture economiche che dovrebbero arrivare "dalla spending review con 5 miliardi sul 2014 e con misure transitorie come il rientro di capitali".

Renzi ha confermato le prime tappe: Jobs Act, misure per la scuola e piano casa. Saranno "provvedimenti choc". "Ci sono due miliardi di euro per la scuola - ha annunciato ieri il premier -che non sono sufficienti per tutti i Comuni, ma vanno spesi anche per dare un segnale". Poi la riforma del lavoro e degli ammortizzatori, oltre al piano casa. L'imponente piano per uscire dalla crisi economica verrà presentato mercoledì in una "corposa conferenza stampa". Qualche anticipazione, però, potrebbe già arrivare lunedì prossimo, quando Padoan parteciperà alla sua prima riunione coi colleghi europei dell’Ecofin e dell’Eurogruppo. In quell'occasione il ministro potrebbe già esporre il proprio programma. Che non coincide in tutto e per tutto con quello del premier. Negli ultimi giorni ha, infatti, chiesto a Palazzo Chigi più tempo per valutare le coperture della cura choc. Ma niente dualismo: "Ogni volta che vedo il presidente del Consiglio ci chiediamo chi metta in giro queste voci. Una contrapposizione farebbe molto male al governo". In una intervista che oggi apre il Sole 24Ore, Padoan spiega le priorità del suo dicastero mettendo in cima la crescita.

Per il titolare dell'Economia è essenziale "aggredire le cause di fondo della debole competitività delle imprese". Al primo punto c’è, infatti, il nodo dell’eccessivo cuneo fiscale. Come anticipa il Corriere della Sera in un retroscena, ai 2,5 miliardi di euro stanziati dal governo Letta, punta ad aggiungerne altri 7,5 miliardi. L'obiettivo è concentrare l’intervento in una direzione: "tutto sulle imprese, e quindi Irap e oneri sociali, oppure tutto sui lavoratori, attraverso l’Irpef". Purtroppo, quando si tratta di parlare delle coperture economiche, il piano si fa fumoso. Tanto che, nella sua prima intervista alla stampa italiana, il ministro si limita a spiegare che andrà a prendere i danèe dai tagli alla spesa (5 miliardi su base annua) e da misure transitorie come il "rientro dei capitali". Per coprire le riforme del mercato del lavoro e degli ammortizzatori il ministro punta a "riconsiderare gli strumenti esistenti, utilizzando anche risorse che già vengono impiegate all’interno del sistema di welfare". Anche sulle misure che riguardano competitività e riduzione del debito, non si dimostra più preciso. Si limita solo ad avvertire Renzi: "Sul deficit non dobbiamo tornare oltre il 3%". Per poi ripetere che il debito va abbattuto e "non perché ce lo chiede l’Europa ma per noi" e "per i nostri figli". I soliti slogan che furono già di Monti e poi di Saccomanni. Unica certezza potrebbe essere il provvedimento per lo sblocco di 60 miliardi di vecchi debiti della pubblica amministrazione.

Ma, anche in questo caso, il condizionale è d'obbligo.

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