Economia

Delude il pil Usa (+1,9%). Mai così male dal 2011

Il dollaro frena l'export del quarto trimestre Niente "bonus" soia. E l'anno si ferma a +1,6%

Delude il pil Usa (+1,9%). Mai così male dal 2011

Barack Obama ha lasciato la Casa Bianca con un'economia cresciuta nell'ultimo trimestre al di sotto delle attese. Il Pil è salito infatti dell'1,9%, un dato inferiore sia alle stime degli analisti, sia rispetto al +2,2% del periodo agosto-settembre. Non solo. In media d'anno, l'espansione è stata dell'1,6%, in frenata dal +2,6% del 2015. In pratica si tratta del ritmo di crescita annua uguale a quello del 2011, il più debole dal 2008 quando la locomotiva a stelle e strisce registrò una recessione del 2,8%.

Il colpevole del rallentamento della crescita è facilmente identificabile. Sono le esportazioni, cadute del 4,3%, livello minimo da inizio 2015, a fronte di un'accelerazione delle importazioni (+8,3%). Nel terzo quarter era stato l'insolito picco dell'export di soia, legato ai pessimi raccolti in cui sono incappati i due maggiori player sulla scena mondiale come Brasile e Argentina, ad aver dato un boost al Pil. Le soybean farmer statunitensi avevano realizzato ricavi per 38 miliardi di dollari contribuendo per quasi un terzo (lo 0,9%) alla crescita complessiva Usa che, se depurata dall'expoprt del legume, dalle scorte aziendali e dal contributo dato dall'Obamacare, si riduceva allo 0,9%, non un dato particolarmente esaltante.

Gli analisti mettono poi in evidenza un altro fenomeno che ha determinato la frenata. Commenta Vincenzo Longo, strategist di Ig: il principale accusato, «anche se si tratta solo di una prima lettura, è la violenta accelerazione del dollaro statunitense nell'ultimo trimestre che ha penalizzato le esportazioni e favorito le importazioni di beni provenienti da Paesi con valuta debole. I dati dovrebbero far riflettere - continua lo strategist - gli americani sull'eccessiva forza del biglietto verde e degli squilibri macroeconomici che può creare». Un punto dolente che Donald Trump dovrà prendere in considerazione.

D'altra parte vanno monitorati anche i consumi, tradizionale propellente del Pil statunitense, saliti del 2,5%, contro il +3% del trimestre precedente. Gli analisti legano la frenata alla posizione attendista assunta da imprese e famiglie alla fine del 2016 sulla scia della dura campagna per le presidenziali, cui è seguita una fase di incertezza dopo la vittoria del tycoon. Le spese federali sono nel frattempo diminuite dell'1,2%, sebbene compensate dal +10,2% del mercato immobiliare.

Il dato sulla crescita nel quarto trimestre dovrebbe suggerire alla Federal Reserve, il cui direttivo si riunisce tra mercoledì e giovedì, di continuare a mantenere invariato il livello dei tassi d'interesse.

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