Economia

Draghi: «Il mio bazooka funziona»

Il presidente Bce vede un'economia più forte, una domanda di credito in crescita e prezzi più «caldi»

«Vediamo che le nostre misure di politica monetaria stanno arrivando all'economia reale». Più che un bilancio, un bilancino quello che Mario Draghi fa della sua creatura, quel quantitative easing fortissimamente voluto e che, pur avendo appena un mese di vita, già mostra spalle forti. Una robustezza necessaria, peraltro, per risollevare la spenta economia dell'eurozona e duellare con la deflazione. Siamo solo all'inizio della missione, insomma. Al punto che il presidente della Bce quasi strabuzza gli occhi davanti alle ipotesi circolanti di Qe interruptus : «Francamente - è la secca replica - sono sorpreso dall'attenzione che riceve una possibile uscita anticipata dal programma di acquisto dei bond a solo un mese dal suo inizio». Argomento chiuso, dunque, con metafora fulminante: «È come se un maratoneta chiedesse dopo un solo chilometro: abbiamo finito?».

Al contrario, c'è un programma ancora da implementare completamente e da sostenere attraverso le riforme strutturali, in particolare quella del mercato del lavoro, ribadisce il numero uno dell'istituto di Francoforte. Ora che gli ultimi dati «suggeriscono un'economia che guadagna slancio» e un'«aumentata domanda di credito», adesso che i rischi per la congiuntura sono «più equilibrati» seppur sempre orientati al ribasso grazie anche ai bassi prezzi del petrolio e alla svalutazione dell'euro, si è ristretto il cerchio dei problemi. E tra questi, di sicuro, non c'è penuria di titoli da acquistare: «Preoccupazioni semplicemente esagerate - afferma Draghi - , non vediamo problemi diretti o indiretti e abbiamo conferme che non ce ne saranno». In ogni caso, il programma è stato modellato per contrastare eventuali criticità. Se l'Eurotower non ravvisa il pericolo di possibili bolle su mercati o classi di asset generate dal maxi-allentamento («Non ci sono evidenze in questo senso»), con qualche timore si guarda invece allo scivolamento in territorio negativo, e su scadenze sempre più estese, dei tassi sui titoli sovrani di alcuni Paesi. In base alle regole stabilite, la Bce non può infatti acquistare bond con rendimenti al di sotto di quello (-0,2%) sui depositi presso la Bce.

Ribaditi i meccanismi del bazooka monetario (acquisti per 60 miliardi al mese fino alla fine di settembre 2016), l'ex governatore di Bankitalia ha poi annunciato che l'inflazione inizia a schiodarsi dai minimi che hanno indotto la Bce a seguire la strada tracciata dalla Federal Reserve: «L'inflazione si riprenderà più avanti nel 2015, e continuerà a risalire nel 2016», e in ogni caso la banca centrale ne verificherà l'andamento sulla base di «un giudizio qualitativo e complessivo». In pratica, non basterà un singolo o pochi segnali di inversione di tendenza dei prezzi per decretare la fine del piano di acquisti. Una manifestazione di ottimismo su tutta la linea che ha sollecitato nuovi acquisti nelle Borse, con Piazza Affari tornata sopra i 24mila, un livello che non toccava dal settembre del 2008, grazie a un rialzo dell'1,1%.

Draghi ha infine riservato un ampio capitolo alla Grecia, il cui rating è stato declassato ieri da Standard&Poor's da B- a CCC+, con outlook negativo. «La risposta ai problemi della Grecia è nelle mani delle mani del governo di Atene», ha spiegato il leader della Bce, garantendo che «estenderemo la liquidità alle banche greche finché saranno solventi. Devono fare la loro parte, e farla in fretta». Quanto all'eventualità di un Grexit, Draghi è stato esplicito: «Non contemplo neanche la possibilità dell'uscita della Grecia dall'euro».

Un plauso all'azione della Bce è infine arrivato dal Fmi, secondo il quale le misure di stimolo hanno «ridotto il rischio di un aumento del livello del debito».

Con un caveat: «Stress finanziari potrebbero riemergere nell'area euro, innescati all'incertezza politica associata con la Grecia».

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