Economia

Etruria & C., saga infinita. Manca l'ok dell'Authority

Massiah (Ubi): "Senza il closing, non siamo proprietari delle tre banche e non vi operiamo"

Etruria & C., saga infinita. Manca l'ok dell'Authority

La telenovela delle quattro banche salvate a novembre del 2015 non è ancora finita. Lo ha confermato Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca dal palco di un convegno organizzato nei giorni scorsi a Jesi: «Non siamo ancora tecnicamente proprietari delle tre good bank. Ne consegue che non possiamo, al momento, operarvi», ha spiegato aggiungendo che al momento Ubi non possiede le azioni delle tre banche ponte Etruria, Marche e CariChieti. L'aumento da 400 milioni, deliberato nella recente assemblea di Ubi, non è dunque capitale che copre le perdite ma è finalizzato ad aumentare la patrimonializzazione in vista dell'acquisizione delle banche ponte.

Le tappe del matrimonio tra Ubi e le tre good bank sono comunque fissate: il Fondo di risoluzione dovrà mettere in campo la ricapitalizzazione da 450 milioni prima del closing, a cui seguirà la seconda ricapitalizzazione di Ubi di 400 milioni, ma anche la pulizia da 2,2 miliardi di credito deteriorato. L'operazione è al vaglio dell'Antitrust per verificare che non ci sia un'eccessiva concentrazione di quote di mercato. Con il via libera dal Garante, dall'Europa e tutte le autorizzazioni, per Massiah «entro dodici mesi dal giorno x che però non decidiamo noi, dovremmo arrivare all'incorporazione effettiva». Nella tarda serata di giovedì è stato intanto firmato l'accordo con i sindacati propedeutico all'ingresso di Nuova CariChieti nel gruppo Ubi. Come verrà strutturato il nuovo polo del credito? Nel roadshow di agosto, nella prima riorganizzazione Ubi, Jesi era stato annunciato come centro direzionale per l'intero Centro Sud. Ma con in gioco Arezzo ed Etruria, la Toscana potrebbe esigere una sua quota consistente, costringendo le Marche a vedere ridimensionato il suo ruolo.

Le banche - pagate 1 euro, ricapitalizzate per 450 milioni e ripulite da 2,2 miliardi di crediti deteriorati prima della cessione - permetteranno a Ubi Banca di aumentare dell'1% la sua quota di mercato sia in termini di impieghi sia di raccolta diretta, di acquisire 900mila clienti e di garantire 100 milioni di utile netto in più a partire dal 2019. Se i piani andranno come previsto il Cet1 di Ubi salirà al 2020 al 13,5%, sopra il 12,8% messo a piano. Quanto ai tempi dell'aumento, l'offerta potrebbe essere lanciata già nel mese di maggio o, al massimo, nella prima metà di giugno se la volatilità sui mercati dovesse aumentare dopo il verdetto delle elezioni francesi. Venerdì 28 sarebbe prevista una riunione dei board e la delega dei soci potrebbe essere esercitata già in quella sede.

Fuori dal perimetro di Ubi resta invece CariFerrara. L'iter autorizzativo per l'acquisizione da parte di Bper è stato avviato e l'auspicio, espresso dall'amministratore delegato della banca modenese, Alessandro Vandelli, è che possa concludersi «entro giugno». La palla adesso è in mano a Bce, Bankitalia e Antitrust.

L'unica certezza al momento è che le quattro good bank sono costate poco meno di 2,6 miliardi al Fondo di risoluzione, gestito da Bankitalia ma alimentato dal sistema bancario.

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