Economia

Fca, Manley studia il riscatto nella Ue

Meno ricavi ma utili a +14%, focus su Maserati. L'ad: «Fusioni? Avanti anche soli»

Fca, Manley studia il riscatto nella Ue

Mike Manley chiude il suo primo anno nel ruolo di ad di Fca con l'apprezzamento della Borsa. Il titolo, reduce da una vigilia difficile, è balzato del 2,87% a 12,04 euro dopo aver toccato un massimo di 12,31 euro. Il giorno della trimestrale si è così chiuso con la conferma degli obiettivi del 2019, grazie alla spinta di Usa (ebit adjusted a 1,56 miliardi e margine all'8,9%, il nuovo pick-up Jeep Gladiator vale il 7,7% di segmento) e America Latina (+9% l'ebit adjusted).

Nessun profit warning, come invece è accaduto per altri, ma la fiducia che dal 2020, con i nuovi modelli e l'investimento di 5 miliardi sull'Italia, Fca possa riprendere quota, in particolare nel difficile mercato europeo. Anche Maserati, avverte Manley, ritroverà vigore nonostante le attuali vendite deludenti: 10 novità entro il 2023, di cui una alla fine del prossimo anno e due in quello successivo, oltre a tre restyling e quattro nuove versioni di vetture già esistenti.

Fca ha chiuso il secondo trimestre con ricavi in calo del 3% a 26,741 miliardi e l'utile netto salito del 14% a 793 milioni. L'ebit adjusted è stabile a 1,527 miliardi, con il margine al 5,7%, in rialzo di 10 punti base. L'utile netto adjusted del periodo è cresciuto del 2% a 928 milioni. Il cash flow delle attività operative è aumentato del 15% a 2,989 miliardi, mentre il free cash flow industriale è sceso del 50% a 754 milioni, comprensivo di 400 milioni accantonati nel 2018 in relazione alle controversie sulle emissioni dei motori diesel negli Usa, nonché maggiori investimenti. Le consegne complessive nel secondo trimestre sono state pari a 1,157 milioni di unità (-11%).

La scommessa del cfo Richard Palmer riguarda ora il raggiungimento di un margine ebit di gruppo intorno al 7%, visto che i nuovi lanci sul mercato Usa, insieme al controllo dei costi, dovrebbero far schizzare, nei successivi due trimestri, il margine ebit al 10%.

Se per Maserati il tempo del riscatto sembra avvicinarsi, resta nel limbo Alfa Romeo. Manley non ne ha parlato. Il Biscione, con solo tre modelli (due i più recenti) deve confrontarsi con i «mostri» premium tedeschi che continuano a sfornare novità.

«E se Fca vendesse il marchio? Così assicurerebbe ad Alfa Romeo un futuro e con i proventi avrebbe modo di potenziare gli investimenti al proprio interno», è l'interrogativo che si pone un analista. Inevitabile il ritorno di Manley sul tema nozze, visti i rimpianti manifestati nei giorni scorsi dall'ad di Renault, Thierry Bolloré. «Sulle fusioni - spiega Manley - continuiamo a dire che restiamo aperti alle opportunità, ma sopravviviamo anche da soli. Il nostro business plan continua anche senza l'accordo con i francesi, seppur Fca avrebbe beneficiato di significative sinergie. Ma per le fusioni servono le giuste condizioni».

L'importante sfida da vincere riguarda però l'Europa, area che l'ad di Fca vuole far tornare ai livelli di redditività. «La seconda parte dell'anno sarà impegnativa - ricorda - soprattutto in quanto non ci saranno lanci di novità. Sono però iniziate le attività per la produzione di nuove vetture, tra queste la Fiat 500 elettrica. Avremo 13 modelli totalmente nuovi o rinnovati, e l'avvio di un piano di elettrificazione dell'offerta, con l'inserimento in gamma di 12 versioni a batteria di veicoli nuovi o già esistenti». Lavori in corso anche negli impianti che sfornano motori (i nuovi V6 equipaggeranno gli americani Ram) e trasmissioni. E avanzano anche i piani per i servizi e la mobilità, con Enel X ed Engie, a favore di chi sceglierà una vettura elettrificata.

Da registrare, infine, l'uscita dal gruppo, dopo quasi 9 anni, di Gianluca Italia, i cui ultimi due incarichi sono stati quelli di direttore generale del mercato Italia e ad Emea dei Motor Village.

Lo attendono nuove sfide.

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