Economia

Fca al test conti e occhi sul partner

La Borsa «vede» 946 milioni di utili nel trimestre. Ma i nuovi modelli solo nel 2020

Fca al test conti e occhi sul partner

Da un anno Mike Manley è alla guida operativa di Fca. E la data del 31 luglio, oltre a segnare il giro di boa del gruppo nel 2019, per il successore di Sergio Marchionne rappresenta anche un primo bilancio personale. Mercoledì Fca svelerà i conti del secondo trimestre e del primo semestre dell'anno, e lo stesso Manley, nella conference call con gli analisti, sarà chiamato a fornire un aggiornamento sugli obiettivi di fine esercizio: ebit adjusted di oltre 6,7 miliardi, con una marginalità superiore al 6,1%, e il free cash flow industriale a più di 1,5 miliardi. In pratica, se li conferma o c'è in vista una revisione.

Inutile dire che per Fca il 2019 e parte del 2020 rappresentano un periodo non facile: è in corso la predisposizione degli impianti all'elettrificazione dei modelli e c'è il problema del diesel in crisi. Quindi, le vere novità, previste nel piano da 5 miliardi, arriveranno a 2020 cominciato.

A dare il via al nuovo corso sarà la Fiat 500 Bev (elettrica) «made in Mirafiori», mentre a Pomigliano d'Arco sarebbero in fase avanzata i test sulla Panda ibrida. Manley dovrà dare un colpo di acceleratore per far sì che i nuovi progetti, tra cui la city-car Fiat Centoventi e il Suv compatto Alfa Romeo Tonale, brucino i tempi.

Mentre negli Usa le vendite di Fca sono positive (+2% in giugno) grazie a Ram (+45%) e nonostante il -12% di Jeep, a soffrire sono l'Europa (nel semestre -9,5%) e l'Italia (-11,95% da gennaio a giugno). Preoccupa l'impasse di Alfa Romeo (-42,4% in Europa e -47,2% nei 6 mesi in Italia). Il Biscione - tra Stelvio, Giulia e Giulietta - da gennaio nel nostro Paese ha immatricolato meno della metà di vetture rispetto a Lancia, marchio ormai monomodello: 14.402 contro 34.684 Ypsilon. Legittima la preoccupazione nella fabbrica di Cassino.

Fca, dunque, è chiamata a una nuova rimonta sul fronte dei modelli, replicando l'exploit di alcuni anni fa seguito ai lanci di Jeep Renegade e Fiat 500X, entrambe prodotte a Melfi.

Sui conti del 31 luglio, intanto, Banca Akros crede che i target 2019 possano ancora essere rispettati. Il rischio di una revisione al ribasso è stato evidenziato, invece, da Mediobanca Securities. Il consenso degli analisti, guardando al secondo trimestre, punta a ricavi per 27,6 miliardi, a un ebit adjusted di 1,17 miliardi (margine del 5,4%) e a un utile netto pari a 946 milioni. Da Manley, a questo punto, è attesa anche una replica al pessimismo espresso da Goldman Sachs: l'allarme sugli Usa, mercato chiave di Fca; il rischio di multe salatissime in Europa a causa della nuova normativa sulle emissioni; i tempi lunghi per il rinnovamento della gamma sempre in Europa; gli asset Comau e Teksid difficili da cedere. Da qui il consiglio «sell».

Dalle parole dell'ad del Lingotto sarà interessante capire come si muoverà Fca sul tema delle alleanze dopo il flop delle nozze con Renault. In maggio, Manley disse che «nei prossimi 2-3 anni ci saranno reali opportunità e Fca avrà un ruolo attivo e costruttivo». Il progetto di unirsi a Renault con un occhio rivolto a Nissan è intanto sfumato. L'ad dei francesi, Thierry Bolloré, ha dichiarato che «le nozze con Fca restano un sogno».

Rimane da vedere se l'estate sarà un'occasione di ricucitura dei rapporti e, soprattutto, di chiarimento con il governo di Parigi, azionista «ingombrante» di Renault, anche se la priorità del gruppo d'Oltralpe è quella di riportare l'Alleanza con Nissan a tempi migliori sotto tutti i punti di vista.

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