Economia

La Fed sceglie un mini taglio: 25 punti

Powell riduce i tassi di interesse all'1,75-2%. Trump infuriato: «Non ha fegato»

La Fed sceglie un mini taglio: 25 punti

La Federal Reserve abbassa i tassi di un quarto di punto, all'1,75-2%, e mette sul piatto una drastica riduzione (ben 30 punti base) del rendimento che paga sulle riserve bancarie in eccesso, ora pari all'1,7%. La decisione appare in stretta relazione con la crisi di liquidità di martedì scorso, quando i tassi overnight erano schizzati al 10% sotto la pressione di domande di finanziamenti pronti contro termine (i cosiddetti repo, attivati attraverso garanzie fornite con Bond o crediti immobiliari), e proseguita ieri con la richiesta di oltre 75 miliardi di dollari. In soli due giorni, la Fed ha effettuato interventi per 128 miliardi. Non accadeva da almeno 10 anni. Anche se gli analisti escludono l'ipotesi di un credit crunch e riconducono l'accaduto a un temporaneo prosciugamento di cash legato a una robusta emissione di titoli del Tesoro e alla necessità di contanti da parte delle aziende per far fronte alle scadenze fiscali, il presidente della banca centrale Usa, Jerome Powell, ha preferito cautelarsi portando il tasso sulle riserve al di sotto di quello dei Fed Funds. Forse anche per dissipare i timori che la Fed stia perdendo, o abbia già perso, il controllo sui tassi.

La Fed non ha invece dato corso a un nuovo round di quantitative easing, un'ipotesi circolata fino al pomeriggio di ieri proprio come possibile risposta alla crisi di liquidità. Peraltro invocato da Donald Trump, il piano di acquisto titoli avrebbe garantito non solo il «lubrificante» monetario necessario, ma anche un ulteriore apprezzamento del dollaro attraverso la crescita del bilancio della banca centrale Usa. Un'opzione non esclusa dal successore di Janet Yellen: «C'è una vera incertezza ed è possibile che dovremo riprendere la crescita organica del bilancio».

Parole (e opere) non sufficienti comunque per tacitare le accuse di inazione rivolte alla Fed da Donald Trump dopo quanto fatto la settimana scorsa dalla Bce. Il tycoon, infatti, ha subito esternato via Twitter il suo scontento: «Jay Powell e la Federal Reserve falliscono ancora. Mancanza di fegato, nessun senso, nessuna visione!». Il taglio di un quarto di punto è infatti solo acqua fresca per la Casa Bianca che pretende, se non proprio tassi negativi, almeno un azzeramento del costo del denaro. Lo scopo è quello di irrobustire l'economia, tenuta ancora sotto schiaffo dalla guerra dei dazi con la Cina, anche per fini elettorali. Eccles Building ha motivato il calo dei tassi con le «implicazioni degli sviluppi globali sulle prospettive economiche e con le pressioni di inflazione ridotte», accompagnandolo con l'aumento di un decimale della stima di crescita del Pil 2019, al 2,2%, mentre restano invariati i livelli d'inflazione per l'anno in corso e per i due anni successivi (1,5%; 1,9%; 2%).

Alla luce degli ultimi dati economici, molti esperti avevano suggerito alla Fed di mantenere le bocce ferme. La decisione non è comunque stata facile: dai dot plot, i pallini che indicano gli orientamenti sul costo del denaro dei singoli componenti del board, risulta che cinque membri pensavano che la Fed avrebbe dovuto astenersi da ogni intervento, cinque hanno approvato il taglio dello 0,25% ma considerano chiusa la partita per tutto il 2019, mentre sette prevedono un'altra riduzione prima della fine dell'anno. Insomma, un Fomc sostanzialmente spaccato. Secondo Powell, una «sequenza» di riduzioni dei tassi potrebbe essere necessaria se l'economia dovesse peggiorare, ma tassi negativi non saranno mai usati «anche in tempi di crisi».

Un colpo a Trump e un bel rebus per Wall Street, che infatti non ha gradito (-0,68% a un'ora dalla chiusura).

Commenti