Economia

Fiat, il recesso fa paura e il titolo perde fino al 7%

Torino smentisce: «Nessuna rinuncia ricevuta». A Londra il nuovo quartier generale nel palazzo dell'Economist

Fiat, il recesso fa paura e il titolo perde fino al 7%

Temi caldi in questo agosto per la neonata Fiat Chrysler Automobiles. Il primo riguarda l'esito dell'assemblea di venerdì scorso: a partire da ieri, infatti, e fino a mercoledì 20, gli azionisti che si sono espressi contro la fusione italo-americana possono recedere, ricevendo 7,27 euro per azione. E poi c'è il tema Ferrari, collegato in qualche modo all'esclusione, comunque concordata, del presidente Luca di Montezemolo dal cda di Fca. Nella sale operative si scommette che il Cavallino, nella strategia che accompagnerà Fca fino al 2018, possa essere scorporato (e magari quotato), allo scopo di far emergere il valore reale della stessa Ferrari (circa 12 miliardi) e quello del gruppo appena costituito con tutti i suoi altri marchi. E l'ipotesi che a Maranello, in questo modo, sia garantita l'italianità al 100% (senza mischiarsi agli altri brand) troverebbe Montezemolo d'accordo. Resta da vedere come la pensa l'ad di Fca, Sergio Marchionne.

Ecco poi spuntare l'indiscrezione secondo cui il nuovo quartier generale londinese di Fca troverà posto nel famoso palazzo di 15 piani, al numero 25 della centralissima St. James Street, che ospita L'Economist , società della quale il presidente John Elkann attraverso Exor detiene il 5%. In Borsa, ieri, giornata nera per Fiat a causa delle voci secondo cui un nutrito numero di investitori sarebbe pronto a esercitare il diritto di recesso, ipotesi comunque smentita seccamente, con una nota, dalla stessa Fca. Le azioni sono così scivolate di oltre il 7,15%, per essere poi sospese in asta di volatilità. La nota del Lingotto è servita a frenare le vendite, anche se alla fine il titolo ha chiuso con un -3,11% a 6,84 euro, prolungando una parabola discendente iniziata la scorsa settimana, quando il cda ha licenziato i conti del semestre e l'assemblea ha approvato (l'8% ha votato contro) la fusione con Chrysler.

Chi esercitasse il recesso incasserebbe 7,727 euro ad azione, quasi il 13% in più di quanto valeva il titolo alla chiusura di ieri. Il periodo per l'esercizio di questo diritto, per tutte o parte delle azioni, termina 15 giorni dopo l'iscrizione, avvenuta ieri, della delibera dell'assemblea straordinaria nel Registro delle imprese di Torino. Il periodo di opposizione dei creditori, invece, scade dopo 60 giorni a partire dalla medesima iscrizione. Le azioni dovranno quindi essere offerte al prezzo di recesso, fissato a 7,727 euro, e solo dopo questi passaggi Fiat sarà in grado di verificare se sarà scattata la condizione sospensiva della fusione, che avviene in caso di superamento dei 500 milioni di esborso per i recessi. Gli analisti, sulle cause del crollo ieri del titolo, hanno varie opinioni. «C'è molta confusione tra gli azionisti contrari alla fusione - dice uno di essi -: la verità è che senza le nozze, queste persone si troveranno in mano un'azione che vale ancora meno. Metti poi il caso che Marchionne decida qualcosa su Ferrari, per esempio di quotarla separatamente. Il titolo, a quel punto, schizzerebbe».

«Io guarderei piuttosto - aggiunge un altro analista - al rebus sulla reale tenuta nel lungo termine, alla luce delle basse vendite di auto in Italia, dei risultati in Europa».

Commenti