Economia

Fiat, la rinata Pomigliano piace a Mazda

Fiat, la rinata Pomigliano piace a Mazda

A Pomigliano d'Arco, nel rinnovato stabilimento della Fiat che Sergio Marchionne ha descritto come il più innovativo tra quelli del gruppo Fiat nel mondo, operai e impiegati hanno un sogno. Quello di produrre un secondo modello, in aggiunta alla nuova Fiat Panda sulle linee di assemblaggio dalla fine dello scorso anno. Ma più che di sogno, è più giusto parlare di auspicio. Non è passata inosservata, infatti, la processione di tecnici e manager con gli occhi a mandorla che ripetutamente e sotto l'attenta scorta della vigilanza, ha varcato i cancelli dell'impianto. È successo nei mesi scorsi, ed è bastato per far pensare a operai e sindacalisti che non si trattasse di visite di routine.
È scontato, a questo punto, pensare alla giapponese Mazda che, solo a maggio, ha siglato un memorandum d'intesa con il Lingotto. Al centro dell'accordo, la cui firma è attesa entro la fine dell'anno, c'è lo sviluppo e la produzione di una nuova spider a trazione posteriore, sulla base della giapponese Mx-5, da commercializzare con i marchi Mazda e Alfa Romeo. La riedizione del mitico Duetto è già stato deciso che nascerà, dal 2015, nella fabbrica della Mazda di Hiroshima.
Non è un mistero, però, che la casa nipponica, allo scopo di espandersi ancora di più in Europa, abbia manifestato in varie occasioni la volontà di creare un proprio polo produttivo nel Vecchio continente. Allo stato dell'arte, infatti, i modelli Mazda provengono tutti dal Giappone. L'alleanza in itinere con la Fiat, a questo punto, potrebbe essere sfruttata da Takashi Yamanouchi, presidente della Mazda, per risolvere il problema. Proprio nelle scorse settimane, in proposito, un portavoce del gruppo giapponese aveva smentito la possibilità che fosse l'Est europeo a essere il candidato a ospitare il sito produttivo. E non è un mistero che il nodo della sovra-capacità produttiva in Italia, più volte sollevato da Marchionne, potrebbe essere in parte sciolto proprio affittando a un costruttore straniero (meglio se legato al gruppo Fiat da un accordo industriale) parte delle linee di montaggio degli impianti. Un modo concreto per salvare posti di lavoro ed evitare la chiusura di una fabbrica. Marchionne, tra l'altro, si è già pronunciato a favore di una soluzione del genere. Tutto sta a trovare il partner giusto e, soprattutto, a garantirgli, se non zero problemi, i minori possibili (il messaggio è rivolto alla Fiom).
Comunque, a Pomigliano sognano e guardano con fiducia all'arrivo di un secondo modello. Che sia la nuova Mazda3, annunciata per fine 2013 e che sarà prodotta, per ora, solo in Giappone? In quel caso la Fiat risolverebbe anche il problema di condividere e attuare sinergie nel segmento C, quello della poco fortunata Bravo. E la versione Fiat di questo modello, come si ipotizza all'interno della fabbrica campana, potrebbe essere la riedizione di una vecchia gloria torinese. Sogni d'estate, dunque, ma che in tanti sperano non rimangano tali. Anche perché Pomigliano, dopo gli anni neri, sta dimostrando di guadagnarsi investimenti e fiducia da parte del Lingotto. Lo stabilimento, infatti, è stato giudicato il migliore tra 700 impianti passati al setaccio, in 15 Paesi europei, da una giuria internazionale. Per le tute bianche la soddisfazione di ricevere il premio «Automotive Lean Production 2012». Lo stabilimento si è guadagnato anche i galloni di punto di riferimento per l'affidabilità dei nuovi modelli Fiat. «Qui testiamo le auto prodotte anche all'estero.

E per noi è solo motivo di orgoglio», afferma Gerardo Giannone, ex sindacalista, e uno dei 250 collaudatori della rinata Pomigliano.

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