Economia

Fusioni, Cina, dazi e hi-tech. Ecco le quattro sfide dell'auto

Ma le aziende dell'indotto sono troppo frazionate per affrontare gli investimenti. Cdp e Sace Simest in campo

Fusioni, Cina, dazi e hi-tech. Ecco le quattro sfide dell'auto

Al governo c'è la consapevolezza che non basta cercare di vendere più auto elettriche per risolvere i problemi legati all'industria dell'auto e alla qualità dell'aria. «L'Italia ha la metà del parco circolante che inquina e non è sicuro: servono azioni per risolvere il problema, tenendo conto che il 75% della popolazione ha un reddito inferiore a 25mila euro», il punto di vista di Dario Galli, viceministro allo Sviluppo economico, davanti a una platea composta da imprenditori della componentistica, rappresentati da Anfia, e da soggetti, come Cdp e Sace Simest, in grado di favorire lo sviluppo delle loro aziende in un mercato sempre più globale e in piena trasformazione.

La seconda puntualizzazione di Galli: «È necessario rimettere in pista un sistema Paese dal punto di vista industriale».

Uno studio realizzato da Cdp, Sace Simest e Anfia, in collaborazione con AlixPartners, ha presentato al viceministro lo stato dell'arte di un settore centrale per il Paese, ma alle prese con problemi come quello di essere troppo sbilanciato sul business con l'Europa e gli Usa, e molto meno nei confronti dei mercati in questo momento più ricettivi, come Cina e India. Ma anche di essere sottodimensionato (il 45% delle aziende impiega meno di 9 persone) e frammentato. I numeri di questa galassia: circa 5.700 imprese, molte delle quali Pmi, che contribuiscono al 5,6% del Pil, con 93 miliardi di fatturato e i cui lavoratori (250mila) rappresentano il 7% degli addetti di tutta la manifattura italiana. Il messaggio che Paolo Scudieri, presidente di Anfia, associazione che raggruppa le realtà della componentistica automotive, è chiaro: «Bisogna irrobustire il collegamento del sistema imprenditoriale con il sistema finanziario italiano, a partire dalle strutture partecipate, come Cdp e Sace Simest, grazie alle quali le aziende vengono supportate nella crescita e nell'internazionalizzazione allo scopo di ottenere una maggiore solidità patrimoniale». Appello raccolto, visto che «il piano industriale di Cdp si rivolge per la prima volta a tutte le imprese, da quelle grandi a quelle piccole, e grazie a un'offerta integrata e capillare di prodotti - basket bond, prestiti obbligazionari, finanziamenti e garanzie - potrà offrire un aiuto concreto anche alle tante Pmi che fanno parte della filiera».

Il cambio di paradigma è a 360 gradi, crescono le spese in ricerca e sviluppo; solo per le tecnologie di elettrificazione saranno investiti, a livello mondiale, 255 miliardi di dollari (in Italia 3,5 miliardi) entro il 2023, in pratica un miliardo alla settimana.

Quattro le sfide che la filiera deve affrontare: la rivoluzione tecnologica legata alla progressiva elettrificazione dei veicoli, l'obiettivo della guida autonoma e i servizi per la mobilità, come la condivisione; la necessità di aggregarsi e fondersi, processi necessari per crescere ed essere competitivi (nel 2018 queste operazioni hanno raggiunto la cifra record di 64 miliardi e riguardato soprattutto l'Europa). Quindi, lo spostamento del business verso Est, mentre il via ai dazi, da parte Usa, significherebbe per l'Italia un'erosione del Pil, entro il 2020, pari allo 0,2%.

Alla vigilia dell'ecotassa, in vigore da domani, non è mancata la stoccata finale di Scudieri al governo: «Il sistema bonus malus? Per il settore è tanto malus e poco bonus, visto che rallenterà la fiducia all'acquisto di un bene importante come l'auto».

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