Economia

Gi Group si è presa la Germania e ora punta ai 6 miliardi di euro

L'amministratore delegato di Gi Group, Stefano Colli-Lanzi ci racconta il perché dell'acquisizione della teutonica OnTime Group, i risultati e gli obiettivi del Gruppo, che nel 2018 ha fatturato 2,3 miliardi di euro

Gi Group si è presa la Germania e ora punta ai 6 miliardi di euro

Gi Group, prima multinazionale italiana del lavoro ha acquisito OnTime Group, rafforzando la sua presenza in Germania, lì dove oltre un decennio fa diede il "la" alla sua espansione oltre i confini nazionali. Una rinnovata scommessa sul mercato teutonico, le difficoltà su quello italiano, e un'ambizione: quella di diventare, entro un lustro, un player da 6 miliardi di euro. "Nel 2018 abbiamo chiuso a 2,3 miliardi. Se pensiamo che vent'anni fa eravamo a zero, direi che siamo sulla buona strada", ci racconta Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato Gi Group.

Nel 2007 Gi Group iniziò il processo di internazionalizzazione con la prima acquisizione estera in Germania. Oggi vi espandete ulteriormente sul mercato tedesco con l'operazione OnTime Group: cosa è cambiato in questi dodici anni?

"In dodici anni è cambiato il mondo, che è diventato più complesso. Dodici anni fa non si parlava di intelligenza artificiale, di industria 4.0 o di blockchain, per esempio. Di pari passo sono cambiate le esigenze delle aziende, che sono diventate anch'esse più complesse e articolate: pensiamo solamente ai bisogni che oggi hanno le aziende su temi come la formazione, o l'employer branding. Gli intermediari del lavoro come Gi Group hanno seguito e risposto attivamente a questo cambiamento: da semplici intermediari sono diventati interlocutori che affiancano le aziende e le direzioni HR nella comprensione delle principali tematiche per poi fornire soluzioni in grado di creare valore".

Perché proprio la Germania?

"La Germania è la quarta economia mondiale, la prima manifattura d'Europa. All'interno delle cinquecento imprese con maggior fatturato a livello globale, quaranta hanno sede in Germania. È quindi un mercato centrale sotto tutti i punti di vista e non è un caso che il nostro processo di internazionalizzazione sia iniziato nel 2007 proprio dalla Germania. A ciò aggiungiamo che il mercato del lavoro tedesco sta vivendo una fase di transizione: la ricerca dei candidati sta cambiando e migra sempre più verso modalità on line. Come Gi Group vogliamo essere protagonisti di questo cambiamento".

Ed ecco la scelta di OnTime Group: cosa vi può dare? Vi completa?

"OnTime Group è una realtà che completa la nostra value proposition in Germania. La copertura territoriale di OnTime non si sovrappone con quella attuale di Gi Group e ci permetterà pertanto di avere una presenza capillare sul tutto il territorio tedesco; riusciremo in questo modo ad essere più vicini alle esigenze di aziende e candidati. A livello di servizio inoltre questa operazione ci consentirà di integrare nella nostra value proposition, oltre al servizio di temporary e permanent staffing, anche la national e international mobility, fiore all'occhiello di OnTime Group, che potrà diventare un asset non solo per il mercato locale ma per tutto il gruppo nel mondo".

Qual è l'obiettivo finale dell'operazione? Quali risultati vi siete prefissati?

"Per ora abbiamo già raggiunto un risultato importante: l'unione delle due società ci ha portato di diritto tra i primi venti operatori della staffing industry in Germania. Iniziamo ad avere una massa critica ed una capillarità in termini di presenza che ci rende interessanti per grandi aziende nazionali e multinazionali. Sulla Germania l’obiettivo nei prossimi anni è quello di continuare a crescere e di saper rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro estremamente maturo, con la consapevolezza che soluzioni che funzionano in questo mercato possono funzionare anche altrove".

Questo in Germania. Mentre a livello globale?

"Nei prossimi cinque anni vogliamo diventare un player da 6 miliardi di Euro, una dimensione sufficientemente grande per competere ovunque con i grandi player del settore, ma allo stesso tempo non troppo grande per garantirci una certa agilità operativa. Nel 2018 abbiamo chiuso a 2,3 miliardi. Se pensiamo che vent'anni fa eravamo a zero, direi che siamo sulla buona strada".

Per concludere, veniamo all'italia: come sta andando il mercato?

"Il mercato rispetto all'anno scorso è stagnante, un po' per la congiuntura macoreconomica che sta facendo segnalare un rallentamento generalizzato, un po' anche per cause endogene al sistema Paese Italia; il Decreto Dignità è stato un provvedimento fondamentalmente dannoso e non aiuta sicuramente le aziende nelle loro esigenze di flessibilità.

Come Gi Group invece siamo soddisfatti: la nostra performance è migliore rispetto al mercato soprattutto in un ambito, quello del professional dove diventa fondamentale la capacità di attraction di profili altamente specializzati".

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