Economia

Huawei fa causa agli Usa "Noi messi al bando, violata la Costituzione"

Il colosso cinese delle tlc chiede la rimozione del divieto di fare affari negli Stati Uniti

Huawei fa causa agli Usa "Noi messi al bando, violata la Costituzione"

«Huawei contro gli Stati Uniti, l'udienza è aperta». Passerà dalle aule di un tribunale del Texas la causa che il colosso cinese delle tlc ha intentato contro il governo americano. Colpevole, questo l'atto di accusa, di aver violato almeno tre principi costituzionali col divieto, imposto alle corporation e alle agenzie governative Usa, di far affari con il gruppo fondato da Ren Zhengfei. La richiesta è ovvia: ottenere un provvedimento d'urgenza che annulli la messa al bando. È il segnale che Huawei non ha sotterrato l'ascia di guerra malgrado il gesto, apparentemente conciliante, con cui Donald Trump ha concesso una moratoria di 90 giorni prima dell'entrata in vigore del ban. Ma è anche l'ennesimo effetto della trade war combattuta da Washington e Pechino, che dalle colonne dei giornali di Stato è arrivata ieri a minacciare apertamente il rivale di stoppare l'esportazione di terre rare. «Se gli Stati Uniti reprimeranno sempre più lo sviluppo della Cina, prima o poi la Cina utilizzerà le terre rare come arma», ha scritto il Global Times. «Le terre rare diventeranno la contro-arma della Cina contro la repressione gratuita degli Stati Uniti? La risposta non è un mistero», ha avvertito il People's Daily. Un'escalation delle tensioni fra le due super-potenze pagata cara dalle Borse europee (-1,3% Milano) e da Wall Street (-1,10% a un'ora dalla chiusura).

Il punto su cui il leader nella tecnologia 55 intende far leva per ottenere ragione ruota attorno a un numero, l'880 del National Defense Authorization Act del 2019, con cui vengono presi provvedimenti ai fini di tutelare la sicurezza nazionale. Huawei è finita nel mirino della Casa Bianca perché considerata il cavallo di Troia usato dalla Cina per le attività di spionaggio. Accuse sempre respinte al mittente. Bandire Huawei dal mercato americano, ricorrendo alla scusa della sicurezza informatica «non aiuterà a rendere le reti più sicure. Questi provvedimenti non fanno altro che dare un falso senso di sicurezza, distogliendo l'attenzione dalle vere sfide che dobbiamo affrontare», ha detto Song Liuping, il capo dei legali di Huawei. Pronto a rincarare la dose: I politici degli Stati Uniti stanno utilizzando la forza di un'intera nazione per perseguire una società privata - ha osservato Song -. Questo non è normale. Quasi senza precedenti». «Il governo degli Stati Uniti non ha fornito alcuna prova per dimostrare che Huawei è una minaccia per la sicurezza. Non ci sono pistole fumanti, solo speculazioni».

Glen Nager, il principale consulente di Huawei in questo caso, afferma che la Sezione 889 della Ndaa viola parti della Costituzione degli Stati Uniti (Bill of Attainder, Due Process e Vesting Clauses). Nell'istanza presentata, che segue un'altra mozione depositata lo scorso marzo, il gruppo di Shenzen sottolinea che la Sezione 889 della Ndaa cita espressamente Huawei, e non solo impedisce alle agenzie governative statunitensi di acquistare apparecchiature e servizi Huawei, ma le costringe a non stipulare contratti, concedere sovvenzioni o prestiti a terzi che acquistano attrezzature o servizi dell'azienda cinese, anche se non vi è alcun impatto o collegamento con il governo degli Stati Uniti.

Secondo il Financial Times, la decisione di Washington di inserire il gigante delle tlc nella black list avrà un impatto su circa 1.

200 aziende americane, comprese, paradossalmente, le società di software per la sicurezza informatica.

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