Economia

«I nuovi ecoincentivi fanno solo danni»

«Incentivi? No grazie. Non siamo stati consultati e, così come studiati, non servono a un bel niente». Le associazioni dei costruttori di autoveicoli (Anfia e Unrae), insieme a Federauto, che rappresenta i concessionari, respingono al mittente (il governo Monti) gli «aiuti» al settore varati nei giorni scorsi con il decreto Sviluppo: 140 milioni tra il 2013 e il 2015 a favore di auto elettriche, ibride, metano e Gpl (oltre a 50 milioni per potenziare la rete di ricarica). I bonus, da erogare con la rottamazione del veicolo obsoleto, vengono calcolati in base alle emissioni di CO2. Sono suddivisi, nel biennio 2013-2014, in 5mila euro per le auto elettriche (0-50 grammi/km), 4mila euro per le ibride (51-95 grammi/km) e a gas, ma solo se gli scarichi di anidride carbonica restano nel range 96-120 grammi/km. Nel 2015 i premi saranno inferiori: rispettivamente 3.500, 2mila e 1.800 euro.
È vero che, gruppo Fiat a parte, Unrae (case estere) e Anfia (filiera italiana) hanno più volte chiesto al governo di intervenire a sostegno di un mercato in caduta libera (-20% le ultime stime per le vendite del 2012, un milione di immatricolazioni in meno rispetto al 2007), ma il piano da pochi giorni diventato legge (partirà nel gennaio 2013) «è solo il modo inefficace - commenta Romano Valente, direttore generale dell'Unrae - per ottenere un immediato e duraturo rilancio della domanda». «Ciò che invece occorre - ricorda - è un intervento a breve che consenta al settore di riorganizzarsi, per esempio premiando i modelli a basse emissioni, indifferentemente dal tipo di motorizzazione». A preoccupare gli addetti ai lavori, ritenendo che nel primo anno i mini-bonus dovrebbero esaurirsi in un paio di mesi («vendere 25mila unità in più all'anno non basta per risollevare il mercato», afferma Valente) è l'«effetto attesa» da qui a dicembre, come spiega il presidente dell'Anfia, Roberto Vavassori: «Per evitarlo - osserva - e visto il mercato già fortemente depresso, bisogna che la misura sia illustrata con chiarezza, mettendo in evidenza che sarà per lo più destinata alle flotte aziendali. Di conseguenza non ci saranno risultati significativi sulle vendite di veicoli ai privati».
Da parte loro, intanto, i concessionari stanno valutando il caso di non applicare, in segno di protesta, questi incentivi. Una decisione sarà presa in settembre. «Varare dei bonus contro il parere di tutti gli attori della filiera - afferma il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi - è un atto di forza. Come si fa a incentivare l'elettrico quando mancano le infrastrutture e non esiste ancora uno standard uguale per tutti relativo alle spine e alle prese delle coloninne?. Del resto a prevalere, in questo momento, sono i “disincentivi”, tra aumenti dei bolli, accise sui carburanti, Rc auto, Ipt, rincari dell'Iva, pedaggi e spettacolarizzazione alla lotta all'evasione». Piero Carlomagno, a capo dei dealer del gruppo Fiat, parla chiaro: «I bonus che servono veramente devono essere triennali, a scalare e non legati a un fondo a esaurimento. Se non rispondono a queste caratteristiche è meglio lasciar perdere.

A noi servono soldi finalizzati e investiti bene».

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