Economia

I piccoli soci Vw mettono alla gogna il loro presidente

L'attuale ad Muller chiede scusa, ma l'ira degli azionisti dilaga e colpisce Pötsch

I piccoli azionisti del Gruppo Volkswagen, presenti ieri all'assemblea, si sono tolti molti sassolini dalle scarpe. Qualcuno anche macigni, anche se consapevoli di rappresentare solo l'11% dei diritti di voto. In 3mila hanno affollato la Fiera di Hannover dove il ceo Matthias Müller, nel prendere la parola, ha richiesto scusa per lo scandalo «dieselgate» che ha inflitto gravi danni all'immagine e alle finanze del colosso dell'auto. «Chiedo scusa a voi azionisti - le parole del ceo - per il tradimento della vostra fede in Volkswagen; questa cattiva condotta va contro tutti i principi del gruppo». L'assemblea, la prima dopo la deflagrazione del «dieselgate», ha visto però entrare nel mirino dei piccoli investitori il presidente del Cds, Hans Dieter Pötsch, che all'epoca dei fatti ricopriva il ruolo di cfo dell'azienda, con il resto dell'ex Cda (di cui ha fatto parte anche Müller) oggetto di attenzione da parte della Consob tedesca, con l'ipotesi di manipolazione del mercato. In proposito un'indagine è già stata avviata nei confronti dell'ex ceo Martin Winterkorn e del responsabile del marchio Vw, Herbert Diess.

In assemblea c'è stato chi, citando un proverbio tedesco, ha paragonato la nomina di Pötsch, a capo del Cds, come la volontà «di mettere una volpe a fare il giardiniere». «Il danno arrecato dallo scandalo è colossale», ha replicato un altro azionista. E un rapporto dell'Institutional shareholder services evidenzia «le preoccupazioni giustificate circa la capacità dell'azienda di indagare sulle questioni interne e presentare i risultati di queste verifiche ai suoi azionisti in modo imparziale e trasparente».

Dalle scuse Müller è passato poi all'attacco («basta caccia alle streghe»), quando gli sono state chieste spiegazioni sul faro acceso dalla Vigilanza di Borsa sul precedente board. Gli azionisti vantano ragioni prima di tutto economiche per essere inviperiti: l'installazione del software taroccato in 11 milioni di vetture ha costretto il gruppo ad accantonare oltre 16 miliardi per spese legali, mentre le citazioni in giudizio continuano a fioccare.

Wolfsburg, intanto, ha ricevuto l'ok dalle autorità per un apportare modifiche tecniche su un altro milione di modelli diesel, ma si aspetta che il numero possa salire ancora. «Ci attendiamo - il commento di Müller - che la campagna di richiamo prenda davvero velocità adesso». Finora sono stati approvati gli interventi per oltre 3,7 milioni di veicoli. Il ceo ha infine ricordato che «non abbiamo seppellito la nostra ambizione e non c'è alcuna intenzione di lasciare il campo ai concorrenti».

«Il 2016 - ha aggiunto - sarà un anno in cui accelereremo il processo di trasformazione e prepareremo il cammino per il futuro, mantenendo fede alla nostra responsabilità sociale verso i collaboratori».

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