Economia

L'attacco di Tremonti agli ultrà dell'Ue: "Non capiscono la realtà"

L'ex ministro dell'Economia, intervistato da La Verità, fa luce sui problemi dell'Unione europea e sulle lacune del sistema nato da Ventotene e Maastricht. E parla anche della crisi del 2011 e dell'arrivo di Monti

L'attacco di Tremonti agli ultrà dell'Ue: "Non capiscono la realtà"

Giulio Tremonti non è un uomo che si trattiene dal dire quello che pensa. E ultimamente, per quanto riguarda l'Unione europea, arrivano bordate sempre più pesanti. L'ultima in ordine di tempo l'ha lanciata in un'intervista a La Verità. L'ex ministro dell'Economia del governo di Silvio Berlusconi parla della storia dell'Europa.

Si parte dal manifesto di Ventotene: "Siamo nel 1941, nel mezzo del Mediterraneo e ancora al principio della guerra. E il manifesto ha la forma di una grande utopia: per la verità, più citata che letta. La politica non sarà più basata sulla dividente destra/sinistra ma su quella Stati nazione/Europa. Gli Stati nazione sono il male: causa di guerre e dittature, dovranno giacere a terra come carcasse. L'Europa è l'opposto: sarà matrice unica di libertà e democrazia".

Per Tremonti, il passaggio cruciale è stato il cambiamento dal tratto di Roma, dove erano preponderanti gli Stati, a quello di Maastricht, dove viene rovesciato il piano. "Maastricht è marcata da tre segni: moneta, piramide, vendetta.", dice l'economista. "La moneta è l'euro, che era in vitro e viene di colpo estratto dal laboratorio (siamo solo 500 giorni dopo la caduta del Muro). La ragione è lo scambio tra unificazione tedesca e unione monetaria, un'idea non economica ma politica: 'Federate i portafogli, federerete i cuori', dicevano". Poi c'è il problema della priamide, prima a base larga, ora rovesciata. "Sta cominciando la globalizzazione e il confronto tra masse continentali. L'idea è che l'Europa debba e possa sostituire i singoli Stati nazione. E questa visione dà potere all'Europa per attrarre enormi quote di competenze legislative e amministrative".

Poi arriva la vendetta. "Intendevo la 'vendetta' di Spinelli e di Ventotene. Il meccanismo dei fondi europei non è solo finanziario, e che sia anche politico pochi lo hanno capito. Prevede che gli Stati devolvano notevoli risorse. Ma poi è Bruxelles ad assegnarle, con i fondi gestiti direttamente dalle Regioni bypassando gli Stati. Pensi alla Catalogna. Questo era il principio del Manifesto".

Ma la creazione dell'Ue non è quella ci auspicavano i suoi ideatori. "Non è stata l'Europa a entrare nella globalizzazione, ma viceversa, trovandola totalmente impreparata. Era impegnata a costruire il 'mercato perfetto', e si è trovata a fare i conti con competitor assai meno propensi al mercato" spiega Tremonti. "Tra l'altro, lor signori hanno ignorato le migrazioni: chi parla ha proposto nel 2001 la Detax per l'Africa, ignorata dall'Europa". Questo fenomeno, di pari passo con il "frettoloso" allargamento a Est dell'Unione europea che, secondo Tremonti, è stato "accelerato in modo dissennato".

A tutto questo, si è aggiunto l'euro "un esperimento inedito nella storia. Oggi è irreversibile, ma nel senso che è una moneta per cui non tanto c'è fiducia perché c'è, ma per cui c'è paura se non c'è" dice l'ex ministro. Tutto questo con la convinzione, inconscia, che la crisi non sarebbe mai esistita. "Pensi che il Fondo europeo, proposto dall'Italia nel 2008, anni dopo fu fatto con un notaio che arrivò all'Eurogruppo, e lo 'incorporò' in Lussemburgo come un hedge fund. Non a caso, a crisi aperta, ci fu il panico", spiega il professore.

Tremonti parla anche di quanto avvenne in Italia nel 2011. "Ancora a giugno 2011 Banca d'Italia e Consiglio Ue consideravano molto positivamente le finanze pubbliche italiane", dice a La Verità, "poi però all'improvviso qualcuno lo vuole ricoverare". E arrivano i tecnici, con la benedizione e l'imposizione di Bruxelles.

Il problema è che in Europa continua ad avere gli stessi problemi. "Non hanno comprensione della realtà" spiega Tremonti. "Se prende una foto dei leader a Roma nel 1957, è in bianco e nero, ma vede degli uomini che avevano fatto la guerra, l'esilio, la prigionia, letto biblioteche. Se prende quelle dei leader (si fa per dire) di oggi, è a colori ma...

Diciamo che fanno pena".

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