Economia

L'Algeria abbatte Saipem (-6,7%) Procura a caccia di tangenti 14%

L'Algeria abbatte Saipem (-6,7%) Procura a caccia di tangenti 14%

MilanoDecapitati i vertici, Saipem registra un pesante passivo in Borsa. Piazza Affari reagisce male all'accusa di corruzione internazionale che la Procura di Milano muove alla società controllata da Eni. Ieri, infatti, Saipem è stata a lungo il peggior titolo del Ftse Mib, aprendo con un calo del 14%, limitando i danni in mattinata con un passivo del 10,4% a 29,28 euro, e risalendo fino a meno 6,7% finale. Non solo. L'incertezza per la situazione attuale e per le possibili ripercussioni sulle operazioni future ha indotto gli analisti a ridurre il target price di Saipem da 57 a 45 euro.
Dai mercati, dunque, sono arrivati segnali di nervosismo per la notizia delle dimissioni dell'amministratore delegato Pietro Franco Tali (che si sono aggiunte a quelle del direttore finanziario di Eni Alessandro Bernini), decise dal Cane a sei zampe in seguito all'indagine dei magistrati del capoluogo lombardo su presunte tangenti che sarebbero state versate per la costruzione in Algeria del gasdotto Gk3, e che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di Pietro Varone (direttore dell'area Operating officer della Business unit enigineering and construction), di un altro manager e di un ex dipendente, tutti sospesi. Nel mirino dei pm sono finiti due contratti siglati nel giugno del 2009 con la Sonatrach per un importo di circa 580 milioni di euro.
Ma a insospettire la Procura sarebbe la maxi-commissione versata alla società algerina, tra i 180 e i 200 milioni di dollari. Troppi, per gli inquirenti. Quella somma - è l'ipotesi - nasconderebbe una tangente finalizzata a ottenere il nulla osta ai lavori. Una vicenda che da almeno due anni viene seguita dalla stampa locale. Molti quotidiani algerini, infatti, hanno dedicato ampie inchieste sui legami tra Sonatrach e Saipem. Quest'ultima - scrive ad esempio la Liberté - sarebbe «la beneficiaria di contratti irregolari», con il «coinvolgimento del figlio dell'ex direttore generale di Sonatrach, Mohamed Meziane», mentre il secondo figlio del manager - Mohamed Rédha - avrebbe ottenuto una maxi-consulenza e azioni da Saipem. E proprio alla voce «consulenze», nei bilanci di Saipem, secondo gli investigatori potrebbero nascondersi alcune operazioni sospette concluse tra Roma e Algeri.
L'inchiesta milanese è alle fasi inziali, e il riserbo è massimo. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria hanno cominciato ad analizzare la documentazione acquisita nelle scorse settimane, alla ricerca di eventuali anomalie che possano chiarire i contorni della vicenda. Di sicuro, Eni ha reagito con insolita durezza, tagliando due teste coronate: non solo quella di Tali, vicino al vecchio amministratore delegato Vittorio Mincato, ma anche quella di Bernini, che all'epoca dei fatti contestati dai pm aveva lo stesso rulo di Tali ed è considerato uomo dell'attuale numero uno del Cane a sei zampe Paolo Scaroni. Il messaggio è chiaro. Di fronte al rischio di una bufera, meglio giocare d'anticipo.


Giornata nera in Borsa per Saipem. Le azioni sono arrivate a perdere fino al 14 per cento

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