Economia

Macron: "In Renault lo Stato non scenderà"

Si allontana la prospettiva di una riapertura del dossier Fca

Macron: "In Renault lo Stato non scenderà"

Il presidente francese Emmanuel Macron, poche ore dopo aver condiviso con il premier giapponese Shinzo Abe l'importanza dell'Alleanza di Renault con Nissan, auspicandone il continuo rafforzamento, fa però intendere che l'Eliseo non ha alcuna intenzione di ridurre la quota del 15% nella Casa di Parigi. Una stoccata al ministro dell'Economia, Buno Le Maire, che pochi giorni fa si era invece espresso a favore di un possibile taglio della partecipazione, se la mossa avesse dato ancora più vigore alla partnership franco-nipponica. Una smentita, questa, che sulla carta indebolirebbe Le Maire, il politico del governo Macron che si è notato per le tante interferenze durante i recenti negoziati, poi falliti, tra Fca e Renault.

«Non c'è bisogno di modificare la quota dello Stato in Renault - taglia corto Macron - in quanto questo argomento nulla ha a che fare con il momento difficile che Nissan sta vivendo». Letta in chiave Fca, alla luce delle indiscrezioni che darebbero possibile un riavvicinamento con Renault, l'affermazione di Macron parrebbe non modificare di una virgola quelle «condizioni politiche» che hanno portato il presidente John Elkkann a rimettere nel cassetto il progetto di fusione.

Il capo dell'Eliseo, inoltre, ha invitato, riferendosi all'Alleanza, «ad avere meno politica (che finora, però, ha sempre visto i francesi dettare legge, se si esclude il siluramento giudiziario dell'ex numero uno Carlos Ghosn partito proprio dal Giappone, ndr), più industria e più innovazione tecnologica». Macron ha quindi inviato un messaggio all'ad di Nissan, Hiroto Saikawa, che aveva aperto la porta, di fronte agli azionisti, a una revisione dell'Alleanza ventennale considerata squilibrata ai danni del gruppo di Yokohama. Come reagirà Saikawa, che punta a un nuovo rapporto con Renault win-win e non più loose-win?

In Europa, intanto, il mercato dell'auto non vede davanti a sé momenti sereni. Acea, l'Associazione europea dei costruttori, ha infatti tagliato le stime di vendite quest'anno da +1% a -1% rispetto al 2018, con volumi poco sopra quota 15 milioni. «Ogni barriera aggiuntiva, costo o ritardi in conseguenza della Brexit - rileva l'Acea - porrà una seria minaccia ai posti di lavoro e alla crescita del settore sia nel Regno Unito che nel resto della Ue».

I Paesi in cui si trovano il maggior numero di lavoratori diretti sono Germania (870mila posti), Francia (223mila), Polonia (203mila), Regno Unito (186mila) e Romania (185mila).

Seguono Repubblica Ceca (177mila) e Italia (162mila).

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