Economia

Assocalzaturifici; appello per il made in: il parlamento Ue voti sì

Appello di Assocalzaturifici per sostenere le imprese manifatturiere. Diego Rossetti: "Il voto del 16 aprile è vitale e determinante, il governo italiano faccia sentire la propria voce e i nostri eurodeputati non manchino al momento del voto". Una scarpa da bimbo made in Italy e una lettera inviate ai 776 parlamentari europei

Assocalzaturifici; appello per il made in: il parlamento Ue voti sì

"Made in: ultima chiamata!", ovvero ultimo appello agli europarlamentari - italiani in testa - in vista di un voto importante per le nostre imprese manifatturiere: quello previsto il 16 aprile al Parlamento europeo per l'approvazione del regolamento comunitario sulla sicurezza dei prodotti destinati ai consumatori che, all'articolo 7 introduce l'etichettatura d'origine obbligatoria per i prodotti commercializzati nella Ue.

Appello lanciato a Milano da Assocalzaturifici, che da anni si batte in sinergia con Confindustria per l'obbligo dell'etichetta, durante un incontro con alcuni degli europarlamentari italiani che hanno seguito da vicino il dossier: Patrizia Toia, vicepresidente della commissione Industria, ricerca ed energia; Cristiana Muscardini, vicepresidente della commissione Commercio internazionale e Lara Comi, componente della commissione Mercato interno e protezione dei consumatori.

Ultima chiamata perché, ha detto Diego Rossetti, vice presidente di Assocalzaturifici: "Il voto del 16 aprile al Parlamento europeo è vitale e determinante. In questo ultimo appello chiediamo che il governo italiano faccia sentire la propria voce in sede europea e che i nostri eurodeputati non manchino al momento del voto".
"Rendere obbligatoria l’indicazione d’origine significa tutelare a costo zero l’eccellenza, la qualità, l’artigianalità e il saper fare italiano che rende il made in Italy unico in tutto il mondo e trova nell’export linfa vitale per la propria sopravvivenza – ha sottolineato Rossetti -. Una mancata legislazione a livello europeo provoca danni enormi alle imprese manifatturiere, non solo italiane: la concorrenza sleale dei paesi emergenti ad esempio danneggia le imprese, oltre a mettere a rischio il valore di una tradizione e di una originalità secolari".

Passaggio cruciale, dunque, tanto che Assocalzaturifici, nell'ambiato della campagna di sensibilizzazione politica ha inviato una scarpina da bimbo ai 766 europarlamentari, accompagnata da un messaggio del presidente Cleto Sagripanti: "Sei preoccupato per il tuo futuro? Difendi la manifattura europea: vota per il Made In - art.7". Perché dopo il sì delle commissioni, arrivato fra molte opposizioni e tentativi di bloccare il provvedimento da parte di diversi paesi del Nord Europa, germania inclusa, se ci sarà il via libera del Parlamento, la legge arriverà al Consiglio d'Europa per la decisione finale.

Con una sottolineatura, precisa il direttore generale di Assocalzaturifici, Fabio Aromatici: l'etichettatura è uno strumento legittimo e non protezionistico di tutela, il vero valore aggiunto delle imprese che fanno del manifatturiero la propria ragion d’essere. E se la Commissione europea vuol portare al 20% il valore dell’industria manifatturiera rispetto al Pil, il made in dovrebbe essere una priorità anche per Bruxelles.

Patrizia Toja ha spiegato: "L'articolo 7 si propone di mettere di indicare chiaramente e obbligatoriamente l'origine del prodotto con il made in, siamo impegnati in questa battaglia e stiamo cercando il massimo dei consensi anche perché possiamo giocare una carta importante durante il semestre italiano. Il dossier riguarda la sicurezza dei prodotti ed è un modo per tutelare la manifattura di alta qualità, le imprese e i consumatori".

Lara Comi ha sottineato che "l'obiettivo non è discriminare o eliminare dal mercato prodotti che vengono da altre realtà, ma solo introdurre un elemento di conoscenza utile per il consumatore che deve poter fare scelte consapevoli, non è una sfida facile perché le divisioni attraversano molti schieramenti politici, a cominciare dal Ppe e tra l'altro i tedeschi del Ppe rischiano, come abbiamo spiegato, di andare in campagna elettorale come partito anti consumatori...".

Cristiana Muscardini ha invece ricordato che "le maggiori economie mondiali hanno l'etichettatura obbligatoria per le merci estere, mentre l'Ue non ha questa garanzia per i consumatori e le imprese perché finora la diversi Paesi del Nord Europa che non sono manifatturieri ma commerciano e la Germania, dove a vincere è l'assemblaggio di prodotti con parti realizzate fuori dalla Ue, hanno continuato a opporsi a questa regolamentazione: così, con 500 milioni di consumatori e migliaia di aziende manifatturiere l'Europa è l'unico grande mercato privo di questo tipo di protezione".

A complicare tutta la vicenda c'è il fatto che la votazione si colloca in chiusura della fase di presentazione delle liste elettorali per le elezioni europee di maggio. Da qui l'appello finale per tutti gli eruoparlametari italiani non facciano mancare il proprio voto favorevole in chiusura di legislatura. Il sì potrebbe vincere le ultime resistenze nel Consiglio europeo mentre la Commissione resta ancora in carica ed è operativa, poi dal primo luglio ci sarà il semestre di presidenza italiana.

"In questo momento è per noi prioritario non abbassare la guardia - ha concluso Diego Rossetti -, ma continuare con forza la nostra battaglia e il nostro appello affinché l’inestimabile patrimonio manifatturiero sia tutelato e salvaguardato.

In questi anni abbiamo mobilitato tutte le forze in campo e fatto fronte comune per non lasciare che una mancata legislazione in materia determini conseguenze irreparabili per il futuro delle nostre imprese”.

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