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Marelli mette in vendita Crevalcore

Sospesa "sine die" la chiusura della fabbrica bolognese. Via alla ricerca di un acquirente

Marelli mette in vendita Crevalcore

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Schiarita doppia per la Marelli di Crevalcore, nel Bolognese, e i suoi 229 lavoratori: sospensione a tempo indeterminato, da parte dell'azienda, della procedura di chiusura; nomina di un advisor al quale è stato affidato il mandato di cercare un compratore. Esito positivo, dunque, del vertice al ministero delle Imprese e del Made in Italy tra il ministro Adolfo Urso, il sottosegretario Fausta Bergamotto, i sindacati, i rappresentanti dell'azienda e del territorio emiliano.

Marelli ha accolto la richiesta del ministro Urso di sospendere sine die la procedura di chiusura e di approfondire tutte le ipotesi in campo per salvaguardare le attività dello stabilimento verso una piena reindustrializzazione del sito di Crevalcore. «La nostra priorità è sempre stata quella di sostenere e rilanciare la produzione nel settore e nella filiera dell'automotive - le parole di Urso - e siamo convinti che ciò passerà dall'accompagnamento verso una piena reindustrializzazione di questa storica realtà produttiva, orgoglio del Made in Italy. Anche per questo motivo abbiamo chiesto all'azienda di presentare, quanto prima, un piano industriale completo che riguardi pure gli altri stabilimenti presenti in Italia».

«Le chances di trovare un acquirente per la Marelli bolognese non mancano - dicono al Giornale fonti industriali -: si tratta di una struttura di buona qualità e con un personale altrettanto in gamba e qualificato. Non necessariamente, però, il futuro potrebbe per forza riguardare nuovamente il settore automotive. L'area regionale è ricca di distretti produttivi molto importanti, come quello dei macchinari agricoli, della ceramica e del medicale. Tutti possibili sbocchi da prendere sicuramente in considerazione».

La Marelli di Crevalcore, arrivata a dare occupazione fino a oltre 400 persone, è specializzata nella produzione di componenti in plastica e fusione/lavorazione di parti in alluminio per motori endotermici. Vengono infatti realizzati collettori ad aspirazione per motori Diesel e benzina, corpi farfallati e attuatori. La crisi che ha portato l'azienda alla decisione estrema è da addebitare al nuovo corso del settore, proiettato, allo stato attuale, verso alimentazioni sempre più a batteria. E la Marelli emiliana, a questo punto, sarebbe una delle prime vittime dell'industria europea dell'auto causate dalla «transizione green», varata da Bruxelles, che prevede la messa al bando, dal 2035, dei motori endotermici.

Per Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm e Ugl Metalmeccanici la «via migliore» sarebbe «convincere l'azienda a effettuare un rilancio del sito». Le stesse organizzazioni, intanto, hanno annunciato per oggi assemblee a Crevalcore per «decidere le iniziative da intraprendere». «Ci aspettiamo delle prime risposte nel prossimo incontro convocato al ministero delle Imprese e del made in Italy il prossimo 8 novembre», afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm. E Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl: «La transizione verso l'elettrico deve essere sostenibile sul piano sociale.

Kkr, che controlla Marelli, ha tutte le risorse necessarie per portare nuova componentistica e dare nuove prospettive a Crevalcore».

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