Economia

Netflix punta 30 milioni sugli Oscar

Così sosterrà le quindici nomination. La sfida dei giganti del web alle grandi major

Netflix
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Comunque vada la 91ma edizione dei premi Oscar, che si terrà domani sera al Dolby Theatre di Los Angeles, per Netflix sarà un successo. Prima di tutto di immagine, grazie alle 15 nomination conquistate dalla piattaforma di streaming che incute sempre più timore alle case di produzione a causa della sua capacità di convincere gli spettatori a preferire il divano di casa al grande schermo.

Nel giro di sei anni il gruppo di Los Gatos è passato da promettente innovatore con la serie «The House of Cards» a produttore di «Roma», pellicola diretta Alfonso Cuarón e candidata a ben dieci Oscar (compresi quelli per il miglior film e il miglior film straniero), di «The Battle of Buster Scruggs» dei fratelli Cohen candidato a tre premi e di corti nominati ad altri due premi. La potenza di fuoco di cui dispone, grazie ai 15,8 miliardi di dollari di fatturato, aiuta. Per sostenere i propri pupilli Netflix non ha badato a spese con un budget di 30 milioni di dollari, il doppio rispetto alla media delle major e l'arruolamento come «regista» delle operazioni di lobbying di Lisa Taback, a capo di campagne vincenti come quella sostenuta per «Il discorso del Re».

Quest'anno, per la prima volta nella storia di Hollywood, i tradizionali studios hanno dovuto fare spazio ai giganti del web e rischiano di essere messi all'angolo da film che avrebbero tranquillamente potuto evitare il passaggio in sala (condizione comunque necessaria per concorrere ai premi Oscar) ed essere acclamati successi mondiali. «Roma», ad esempio, è uscito in 50 sale in Italia (si calcola poco più di mille al mondo) e per soltanto tre giorni, ma si rivolge a una platea di 139 milioni di abbonati a Netflix.

Ed è solo l'inizio. Colossi come Amazon e Apple (che dovrebbe svelare la propria piattaforma di streaming il 25 marzo) stanno investendo miliardi in produzioni cinematografiche di alto livello. Si stima in merito che, entro i prossimi mesi, Netflix, Amazon ed Apple spenderanno complessivamente 16,5 miliardi di dollari in nuove produzioni. Solo per il 2019. Non è un caso che Netlix abbia reclutato Martin Scorsese per portare sul grande schermo la storia del sindacalista Jimmy Hoffa.

Al di là dei momenti di gloria, tuttavia, non manca chi si chiede se convenga a Netflix buttarsi a capofitto nel cinema d'autore premiato ai festival piuttosto che serrare le fila in vista della prossima discesa in campo di Disney, suo attuale partner, nel business dello streaming e magari investire sui videogiochi a cui starebbero lavorando Apple, Microsoft e Google. Tanto più che finora la corsa agli Oscar aveva come obiettivo le vendite al botteghino, prima, e alla pay tv, poi. Target superati dai colossi del web che inseguono abbonati a colpi di serie televisive. L'86% delle visualizzazioni su Netflix passa infatti dal piccolo schermo, non dal cinema.

Tanto meno d'autore.

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