Economia

«Non regaliamo il Sud America ai cinesi»

Roma«Non possiamo lasciare le infinite potenzialità dell'America latina in mano ai cinesi. L'Europa non deve fare l'errore già commesso in Africa». Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento Ue, è a Panama per la ripresa dei lavori di ampliamento del Canale affidati a un consorzio composto da tre imprese europee: l'italiana Impregilo, la spagnola Sacyr e la belga Jan de Nul.

I lavori avevano subito uno stop nei mesi scorsi. Qual è stato il ruolo della Commissione nel superare l'impasse?

«Era sorto un contenzioso di natura economica risolto con la diplomazia, abbiamo dato un sostegno politico alle nostre imprese, lavorando insieme. Quando l'Europa si muove politicamente unita e parla con una voce sola per difendere gli interessi delle nostre imprese ottiene risultati concreti, che portano evidenti vantaggi alla nostra economia gettando anche una luce positiva sui successi che può raggiungere la Commissione».

Perché è cosi importante non perdere questa occasione di collaborazione con l'Autorità del Canale di Panama e con l'America latina?

«La realizzazione del raddoppio del Canale di Panama avrà un impatto enorme sul commercio perché aumenterà in modo esponenziale il traffico della crescente economia globale. L'Europa non deve perdere tutte le nuove opportunità di affari che scaturiranno dall'ampliamento del Canale».

E che cosa può fare la Ue ?

«Intanto sostenendo le nostre imprese abbiamo ottenuto la ripresa dei lavori e oggi visiteremo i cantieri. Dobbiamo impegnarci per rafforzare i nostri rapporti con Panama e con tutta l'America latina perché il raddoppio del Canale porterà con sé anche la costruzione di nuovi porti e infrastutture nel quadro di un'economia in grande espansione e crescita. Qui e ora abbiamo l'opportunità di tanti nuovi posti lavoro».

Come si fa a battere la concorrenza?

«Prima di tutto l'Europa deve restare unita. I singoli Paesi da soli non possono farcela. Anche in questa operazione il successo è stato raggiunto grazie all'unità di intenti. L'Europa politica deve spingere quella economica verso l'internazionalizzazione delle nostre imprese che soltanto aprendo al nuovo mercato globale possono lasciarsi definitivamente alle spalle la crisi.

Siamo pronti al confronto perché rispetto ad altri concorrenti, per esempio ai cinesi, possiamo offrire la nostra qualità».

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