Economia

Ora è più probabile un rialzo dei tassi già in settembre

È una piccola goccia di sangue che finisce nelle vene un po' anemiche dell'America la creazione in maggio di 280mila posti di lavoro. La cifra è ben sopra l'asticella degli analisti (226mila la loro previsione), è la migliore degli ultimi cinque mesi e va incastonata nell'aumento del tasso di disoccupazione (dal 5,4% al 5,5%), un paradosso solo apparente perché, in realtà, la crescita è stata provocata da un maggior numero di persone in cerca di un'occupazione. A veder il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe dire che il mood a stelle e strisce sta migliorando nonostante gli ultimi dati macro non siano stati particolarmente sfolgoranti e malgrado gli Stati Uniti siano reduci da un primo trimestre da brividi, archiviato con un Pil in calo dello 0,7%. «Anche se il mercato del lavoro ha compiuto considerevoli progressi, restano sfide per la nostra economia e c'è del lavoro da fare», ha ammesso la Casa Bianca. Soprattutto nella ricollocazione di quanti, in seguito alla crisi, hanno accettato demansionamenti o, avendo perso l'impiego, sono andati a rimpinguare l'esercito del part-time o dei sotto-occupati. C'è, però, un altro dato che merita attenzione per le possibili implicazioni in materia di tassi: i salari orari medi sono saliti dello 0,3% rispetto ad aprile e del 2,3% rispetto a maggio 2014. È un movimento che la Federal Reserve sta tenendo strettamente monitorato: assieme all'andamento dell'inflazione, le retribuzioni sono un altro parametro-chiave in grado di influenzare la politica monetaria. Secondo alcuni analisti, le indicazioni giunte ieri dal mercato del lavoro aprono la strada a una stretta già in settembre.

Se così fosse, la Fed si muoverebbe in direzione contraria rispetto a quella suggerita giovedì scorso dal Fondo monetario internazionale, con l'invito a rimandare il giro di vite alla prima metà del 2016 per evitare il rischio di ripercussioni sull'economia globale. Per la verità, il capo economista del Fmi, Oliver Blanchard, ha corretto ieri il tiro, sostenendo che un rialzo dei tassi potrebbe creare volatilità sui mercati senza pesare tuttavia sull'economia globale.

Anche Wall Street, dove gli indici sono rimasti deboli per gran parte della seduta (-0,22% alle ore 20 in Italia), fiuta intanto la possibilità che Janet Yellen alzi la leva del costo del denaro Usa. Sarebbe la prima volta dopo quasi nove anni.

È la crescita annua dei salari, un andamento che potrebbe indurre la Fed a dare un giro di vite ai tassi

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