Economia

Passo indietro di Vivendi sulla gestione di Premium

Mediaset: «È la prova che il contratto va onorato» A rischio l'asta dei diritti di Serie A e Champions

Passo indietro di Vivendi sulla gestione di Premium

Vivendi lascia mano libera a Mediaset nella gestione della pay tv Premium. In una lettera ricevuta martedì il gruppo francese ha comunicato la cessazione dell'«interim management», vale a dire la clausola che congelava per Premium la gestione aziendale. Per Mediaset ci sono due conseguenze: «Da un lato un tardivo tentativo di evitare ulteriori danni - ha scritto la società in un comunicato - che non si possono certo cancellare in quanto l'inaccettabile comportamento di Vivendi ha bloccato l'impostazione di un'intera stagione di abbonamenti e calcistica». Dall'altro «il riconoscimento implicito della validità del contratto in essere», perché è evidente che «invalidare un solo articolo di un contratto, conferma automaticamente che tutti gli altri articoli dell'accordo vincolante già firmato sono validi». Per il Biscione si tratterebbe di un tentativo di Vivendi di mitigare la richiesta danni da 1,5 miliardi dopo il rifiuto di onorare il contratto già firmato per l'acquisizione del 100% di Premium.

E che il tema sia diventato molto serio lo dimostra l'ipotesi che l'asta per i diritti sul calcio potrebbero essere addirittura rinviati. Lo ha dichiarato ieri Luigi De Siervo, numero uno di Infront Italy, advisor della Lega Calcio a margine del forum Sport&Business organizzato a Milano. È possibile infatti che sia l'asta sui diritti di Seria A sia quella sui diritti della Champions League siano rinviate in attesa che si risolva il contenzioso in corso. Per il quale, come noto, Mediaset e la capogruppo Fininvest hanno citato in giudizio Vivendi per chiedere l'esecuzione del contratto e i danni con una prima udienza fissata il 21 marzo 2017, proprio in pieno periodo d'asta: il bando sui diritti di serie A per il triennio 2018-2021 dovrebbe essere pronto tra marzo e aprile, secondo quanto dichiarato da De Siervo. «Non è tuttavia escluso che si possa stare fermi anche fino a settembre» ha sottolineato il manager, motivando l'eventualità proprio con l'incertezza legata a Premium.

I diritti dell'ultimo triennio hanno portato nelle casse della Lega all'incirca 1,2 miliardi all'anno tra licenze nazionali ed estere, di cui 945 milioni sborsati da Mediaset e Sky Italia. Con un solo interlocutore in gara un simile risultato potrebbe non essere facilmente raggiungibile. «Se ci fosse un solo operatore, la Lega dovrebbe avere un piano B e potrebbe essere considerata anche l'ipotesi di vendita diretta ha poi aggiunto De Siervo. Ovvero di una televisione propria di cui, per lungo tempo, si è favoleggiato. Fonti vicine ai fascicoli gettano acqua sul fuoco. «Si tratta di speculazioni ipotetiche. Ed è comunque troppo presto per interrogarsi sulle modalità dell'asta» sostiene un esperto che ricorda poi come alle gare possano partecipare anche interlocutori diversi dai broadcaster, come accaduto nel Regno Unito con British Telecom. «Infront starebbe cercando di tranquillizzare la Lega. Il vero nocciolo della questione più che sugli operatori in gara per i diritti della serie A, è legato al costante calo degli introiti derivanti dal calcio. Non è un caso che le pay tv non riescano a far decollare gli abbonati interviene un altro esperto del settore.

Il nodo Premium condiziona anche la Uefa che, secondo il manager, starebbe temporeggiando sui diritti della Champions League.

L'asta dovrebbe infatti tenersi a inizio 2017, ma «in questa situane rischia di trovarsi con un solo interlocutore» conclude il manager.

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