Economia

Pensione a 62 anni per un milione. Ma occhio a tempi e paletti

Confermata quota 100, finestre ad aprile e agosto. Agli statali 30mila euro dal Tfs

Pensione a 62 anni per un milione. Ma occhio a tempi e paletti

Roma - Alla fine aveva ragione chi, come il presidente uscente dell'Inps, diceva che Quota 100 rischia di costare molto più del previsto. A rallentare l'approvazione del decreto con i due provvedimenti bandiera del governo è stato il nodo coperture. Alla fine una delle soluzioni è stata quella di introdurre anche per il capitolo pensioni un monitoraggio della spesa e, in caso di sforamento dei fonti stanziati dalla Legge di Bilancio, una clausola di salvaguardia. Oltre al fondo raffredda deficit da due miliardi, il ministero dell'Economia si è premurato di prevedere dei tagli alla spesa automatici nel caso la spesa sia oltre i 4 miliardi. E, se non dovessero bastare, anche dei restringimenti della platea degli interessati. Per il resto la riforma cara alla Lega Nord è intatta.

I REQUISITI

Il decreto prevede che in via sperimentale, dal 2019 al 2021, gli iscritti a tutte le gestioni Inps, possano avere il diritto alla pensione anticipata con 62 anni di età e un anzianità contributiva minima di 38. Il requisito dell'età anagrafica secondo le ultime bozze è adeguato agli incrementi legati alla speranza di vita, all'incirca di 2-3 mesi ogni due anni. Il prossimo dovrebbe scattare nel 2021. Per il resto non ci sarà nessuna penalizzazione, ha sottolineato Salvini alla conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri.

CONTRIBUTI CUMULABILI

Chi ha svolto più lavori potrà cumulare i contributi versati in tutte le gestioni. Il governo prevede che nel triennio un milione di persone andranno in pensione con Quota 100.

NIENTE CUMULO

La pensione ottenuta con Quota 100 non sarà cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, tranne quelli che derivano da prestazioni occasionali fino a 5.000 euro all'anno. Paletto che vale per tutti i redditi, ma ha una durata limitata. Quando il lavoratore avrà maturato il diritto alla pensione di vecchiaia, potrà tornare a lavorare.

I TEMPI DEI LAVORATORI PRIVATI

Chi ha maturato i requisiti di Quota 100 entro il 31 dicembre 2018 avrà diritto all'assegno dal primo aprile del 2019. Chi maturerà il diritto a Quota 100 dal primo gennaio in poi avrà diritto all'assegno dopo tre mesi dalla maturazione dei requisiti.

E QUELLI DEI DIPENDENTI PUBBLICI

Tempi completamente diversi per gli statali. La ragione è la «specificità» dell'impiego pubblico e il «buon andamento dell'azione amministrativa». Chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre del 2018 potrà incassare l'assegno dal primo agosto 2019. Dal primo gennaio in poi, l'assegno si potrà incassare l'assegno sei mesi dopo la maturazione del diritto. In ogni caso dovranno dare un preavviso di sei mesi alla propria amministrazione. Un regime a parte per la scuola. Insegnanti e personale Afam potranno andare in pensione dal primo settembre successivo alla maturazione dei requisiti, in modo da non compromettere l'anno scolastico.

IL TFS DEGLI STATALI

Per tutti i pensionati pubblici, non solo quelli che usufruiranno di quota 100, la possibilità di avere subito parte del Trattamento di fine servizio, il Tfr dei pubblici. Il tetto massimo è di 30 mila euro.

LA PACE CONTRIBUTIVA

Tra il 2019 e il 2021 sarà possibile riscattare su richiesta periodi di buco contributivo non obbligatori per un massimo di 5 anni. L'onere sarà detraibile per il 50% in cinque quote annuali in 60 rate.

RISCATTO DELLA LAUREA

Nel decreto ci sono agevolazioni per il riscatto della laurea, ma solo per chi ha meno di 45 anni.

ADEGUAMENTO CONGELATO

Il decreto congela l'aumento previsto dalla legge Fornero della pensione anticipata, con il solo requisito contributivo. I lavoratori potranno andare in pensione a 42 ani e 10 mesi, le lavoratrici a 41 anni e 10 mesi. L'aumento di 5 mesi scattato il primo gennaio viene quindi annullato. Chi matura il diritto alla pensione anticipata, potrà incassare l'assegno dopo tre mesi.

TORNA OPZIONE DONNA

Confermata la pensione anticipata onerosa introdotta dal governo Berlusconi e rifinanziata dal governo Conte. Le lavoratrici a 58 anni se dipendenti e 59 se autonome con almeno 35 anni di contributi potranno andare in pensione, con il ricalcolo contributivo dell'assegno. Nelle bozze questa possibilità è estesa alle nate fino al 31 dicembre 1960.

UN ANTICIPO DI QUOTA 41

Per i lavoratori precoci non si applicano gli adeguamenti alle speranze di vita, quindi potranno andare in pensione con 41 anni di contributi. Potranno andare in pensione a tre mesi dalla maturazione del diritto. L'obiettivo del governo è di estendere questo diritto a tutti dal 2022.

Confermata fino al 31 dicembre 2019 l'Ape sociale, anticipo non oneroso della pensione per alcune categorie disagiate.

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