Economia

Politica e Antitrust complicano la partita su Fincantieri-Stx

Sfida nella Difesa tra Leonardo e la francese Thales. I piani dell'ad Bono sui sensori Selex

Politica e Antitrust complicano la partita su Fincantieri-Stx

L'Antitrust europeo tiene a bagnomaria Fincantieri: l'accordo con Stx per far passare i cantieri francesi di Saint Nazaire sotto il controllo del gruppo italiano rafforzandone la capacità produttiva soprattutto nelle navi da crociera è ancora in attesa del via libera dell'autorità garante, ha ricordato ieri l'ad, Giuseppe Bono, in un'intervista a ClassCnbc.

I tempi lunghi rischiano di mettere in difficoltà il progetto annunciato a febbraio, «purtroppo è qui la vera palla al piede dell'Europa, ma anche dei singoli stati perchè sull'Antitrust intervengono anche gli stati. O un progetto industriale si fa nei tempi in cui è stato concepito oppure, quando hai tutte le autorizzazioni per realizzarlo poi non ci sono più le condizioni. Per fortuna sia noi sia loro abbiamo lavoro per tanti anni ma in una situazione di mercato diversa avrebbe potuto creare problemi. L'industria ha la necessità di reagire o addirittura di anticipare l'andamento dei mercati».

Sulla vicenda pende, inoltre, un'altra spada di Damocle: quella della politica. A complicare la partita possono essere i dissapori tra Emmanuel Macron e il governo gialloverde: per il momento la freddezza lungo l'asse Roma-Parigi non sta pesando sullo sviluppo dei progetti ha detto Bono. Sottolineando, però, che «la politica ha dei tempi che non sono quelli dell'industria, noi viaggiamo con decisioni immediate e realizzazioni in un arco temporale ungo mentre la politica ragione su periodi più brevi. Quello che vale oggi, domattina può darsi sia diverso».

Ma a pesare sono anche le diverse strategie di carattere industriale. I francesi puntano a joint-venture sul modello Nissan-Renault per lo sviluppo di attività condivise che rilancino la competitività sulla concorrenza russa e cinese. Ciò si tradurrebbe nel mettere in comune la produzione delle navi militari che dovrebbe quindi essere controllata da Fincantieri insieme a Naval Group, società pubblica francese, in cui ha una quota (il 25%) anche Thales, un concorrente diretto di Leonardo.

Il governo, che controlla Fincantieri attraverso Cdp (via Fintecna), vuole invece coinvolgere nell'alleanza Leonardo mettendo mentre l'ad di Fincantieri, Bono, ha un altro piano ancora: una fusione rapida in stile «Airbus dei mari» lasciando fuori il gruppo guidato da Alessandro Profumo. A cui Bono guarda con interesse, in particolare alla divisione di Selex (i sistemi radar e sensori usati anche per la gestione del traffico aereo) confluita cinque anni fa nell'allora Finmeccanica. Funzionale, in questo senso, sarebbe il piano di Cdp di far confluire nella controllata Fintecna le quote che attualmente il Mef detiene in Leonardo (circa il 30%) e in Enav (53%), la società di assistenza al volo. Del resto, già a giugno del 2017 Fincantieri ha acquisito una piccola azienda ligure. La Isselnord di La Spezia impegnata nelle forniture di servizi in ambito tecnologico, nella logistica e nell'ingegneria di manutenzione soprattutto nel settore dell'aerospazio. L' operazione «consentirà di rafforzare i rapporti commerciali nel settore della Difesa anche al di fuori del perimetro tradizionale di Fincantieri, con particolare riferimento all'aerospazio, ai sistemi di combattimento, di comando e controllo», recitava la nota diffusa l'anno scorso. Poi Bono si è concentrato sull'acquisizione di Stx in Francia.

Ma, ha detto ieri durante l'intervista, «il cavaliere bianco non ti regala mai niente».

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