Economia

Powell "silura" Trump e apre al taglio dei tassi

Il capo della Fed: «Siamo indipendenti e isolati dalle pressioni politiche». Preoccupano i dazi

Powell "silura" Trump e apre al taglio dei tassi

«Giù le mani dalla Fed». Così suona forse un po' troppo brutale, ma è la perfetta sintesi delle parole con cui ieri Jerome Powell ha rivendicato l'indipendenza della banca centrale Usa dal potere politico. Ogni riferimento a Donald Trump è decisamente voluto, visto che l'inquilino della Casa Bianca era tornato lunedì ad attaccare l'ex amico Jay per come sta guidando Eccles Building. Paragonata a «un bambino testardo che resta fermo sulle sue posizioni» non volendo assecondare la richiesta di tagliare i tassi. La risposta è arrivata neppure 24 ore dopo dal palco del Council on Foreign Relations: la Fed, ha detto il successore di Janet Yellen, è «isolata dalle pressioni politiche. Il Congresso ha scelto di isolare la Fed in questo modo perché ha visto i danni che spesso vengono provocati quando la policy si piega a interessi politici di breve termine. Siamo umani, faremo errori, spero non spesso, ma non faremo errori sulla nostra integrità». Powell aveva già avuto modo di replicare a The Donald in occasione della conferenza stampa successiva all'ultima riunione del Fomc, quando aveva detto chiaramente di avere un mandato di quattro anni e di intendere rispettarlo.

Ma qual è la posizione dell'istituto di Washington riguardo a un allentamento del costo del denaro, dato dai mercati per scontato già il prossimo luglio? Dopo aver difeso le quattro strette del 2018 («Fino al primo maggio la nostra politica era appropriata») e chiarito che c'è spazio per usare ancora, se necessario, il quantitative easing, Powell ha spiegato che la Fed «sta valutando» l'opzione. Molti membri del Fomc ritengono che la possibilità di tagliare i tassi si sia «rafforzata». Il dilemma è legato anche al fatto che, in genere, le banche centrali non si lasciano condizionare dai dati, nè dall'umore dei mercati nel prendere decisioni. «Non bisogna reagire in modo eccessivo nel breve termine a cose che potrebbero risultare temporanee», ha infatti chiarito Powell.

La guerra commerciale tra Usa e Cina rischia però di essere tutt'altro che temporanea se l'incontro al prossimo G20 di Osaka fra Trump e il presidente del Paese orientale Xi Jinping si rivelerà un fallimento tale da determinare l'introduzione di nuovi dazi. Un pericolo, perché «potrebbero provocare una perdita di fiducia e provocare reazioni nei mercati, cose che sono fonte di preoccupazione». Il rendez-vous fra i due leader sarà attentamente monitorato dalla Fed. Non a caso, Powell è tornato a ribadire che alcune «correnti contrarie» sono riemerse, «inclusi gli sviluppi commerciali e le preoccupazioni riguardanti la crescita globale». Prevenire è, quindi, meglio che curare? «È quello a cui stanno pensando le banche centrali nel mondo, Fed inclusa».

La Fed ha intanto un altro fronte da tenere d'occhio, quello aperto da Facebook col lancio della criptovaluta Libra: «È qualcosa di nuovo - ha detto Powell - .

Stiamo prestando molta attenzione».

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