Economia

Rcs: «Imbarco», ma non per tutti

É di scena Rcs: il Teatro Elfo Puccini, a Milano, accoglierà nel pomeriggio i direttori delle testate e i manager più importanti del gruppo, per la presentazione in grande stile del Piano per lo sviluppo. Sull'invito spicca un titolo decisamente insolito, «Rcs 2015 imbarco immediato», che ha suscitato molti commenti, e non tutti benevoli. C'è poco da scherzare, mormora più d'uno, visto che per l'editrice del Corriere della Sera sta per arrivare davvero «l'ultima chiamata»: l'assemblea del 30 maggio prossimo che dovrà sulla ricapitalizzazione da 400 milioni di euro, decisiva per il futuro del gruppo, che lo scorso anno ha perso 500 milioni, ma messa fortemente a rischio dalla guerra tra i soci.
Capofila dei contrari, Diego Della Valle (azionista fuori dal patto con l'8,7% delle quote), che sarebbe pronto ad avviare un'azione di responsabilità. Ma se i soci non dovessero approvare l'aumento sollecitato dai «pilastri» del patto - Mediobanca, Fiat e Intesa Sanpaolo - gli amministratori dovrebbero portare i libri in tribunale.
E non è l'unico motivo della tensione che grava sull' appuntamento di oggi: corre voce, infatti, che il nodo dei periodici in crisi stia per essere sciolto, e non nel modo migliore. Sfumate le offerte d'acquisto finora presentate per le dieci riviste - i compratori avrebbero richiesto una «dote» finanziaria troppo elevata - si rafforzano i timori di una chiusura definitiva. E c'è chi sussurra che la notizia sarà data proprio oggi: magari al mattino, quando sono previsti incontri separati tra la proprietà e le rappresentanze sindacali di tutte le testate del gruppo. C'è invece chi ritiene, basandosi sulla grafica «futuribile» dell'invito, che la giornata sarà soprattutto l'occasione per l'ad Pietro Scott Jovane di mettere in luce i suoi progetti all'insegna della multimedialità. Ma non tutti, soprattutto nelle redazioni, sono così entusiasti. La Gazzetta dello Sport, per dire, ha appena concluso uno sciopero senza precedenti, considerato che è coinciso con l'evento sportivo più importante per il gruppo, il Giro d'Italia, organizzato proprio dalla «rosea». I giornalisti della storica testata, pilastro dei ricavi del gruppo, hanno deciso di incrociare le braccia per protesta contro gli emolumento versati ai manager «più di 12 milioni di euro tra stipendi e bonus - ricorda il comitato di redazione - e soprattutto buonuscite ai top manager che hanno lasciato l'azienda, parecchi dei quali corresponsabili, insieme agli azionisti del patto di sindacato, del robusto indebitamento di un'azienda sana come Rcs».
Il tutto, fanno notare ancora i rappresentanti sindacali, mentre l'azienda sta firmando pesanti accordi di ristrutturazione, con «sacrifici, tagli e in particolare uscite di colleghi attraverso uno stato di crisi. Così come accadrà al Corriere della Sera, al settore periodici, ai poligrafici e agli impiegati, con una riduzione di organico complessiva di ben 800 unità».

E proprio i lavoratori delle dieci riviste «condannate» potrebbero cogliere l'occasione per andare a loro volta in scena, portando la loro protesta fuori del teatro: magari muniti di giubbotti di salvataggio, tanto per restare in tema.

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