Economia

Fca ritira la proposta: niente fusione con Renault

Nella notte, il Lingotto ha comunicato di aver ritirato l'offerta di 33 miliardi. In Francia 'mancano le condizioni politiche'

Fca ritira la proposta: niente fusione con Renault

"Questo matrimonio non s'ha da fare": e così salta la fusione tra il gruppo Fca e quello francese di Renault. In un comunicato diffuso nella notte dalla Fiat Chrysler Automobiles, l'azienda italiana ha annunciato di aver ritirato la proposta di matrimonio con il gruppo automobilistico francese perché Oltralpe "mancano le condizioni politiche". Un annuncio "con effetto immediato" che ha visto il ritiro di un'offerta da 33 miliardi di euro e di un progetto che averebbe creato un fondamentale polo dell'auto di matrice europea o, in via più generale, euro-americana.

Le indiscrezioni fanno trapelare oltre che la furia del cda del Lingotto anche di un vero e proprio stallo da parte francese. La Renault ha fatto saltare il banco e sembra che a dettare la linea sia stato proprio uno dei suoi principali azionisti: il governo francese. Sarebbero stati Parigi e un rappresentante sindacale a far saltare le trattative mentre da parte di Nissan solo un'astensione. Ed è del tutto evidente che l'idea politica abbia prevalso anche sul fattore economico, dal momento che uno Stato che detiene il 15% di un'azienda non può non incanalare le decisioni basandosi su una strategia meno imprenditoriale ma più eminente di matrice statale. E quella frase del comunicato di Fca, cioè dell'assenza delle "condizioni politiche" per dare l'ok alla fusione, indica inevitabilmente che il problema non possa essere solo una questione di mercato dell'automobile.

Fca ha detto che continua "ad essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti". Ma è chiaro che al netto della volontà di Torino, ci sia qualcosa di diverso. E sotto questo profilo, pesano le parole del ministro dell'Economia Bruno Le Maire, che aveva già avvertito nelle scorse ore che questa fusione non si sarebbe svolta "a qualsiasi condizione".

E queste condizioni, Parigi, le aveva dettate. Per dare il suo ok alla fusione di Fca e Renault, il governo francese aveva preteso la sede "operativa" Fca-Renault in Francia, molte garanzie sui siti industriali di riferimento, sull'occupazione in territorio francese e ha anche chiesto che un rappresentante del governo francese si sedesse nel nuovo consiglio di amministrazione con John Elkann presidente e l'amministratore delegato francese, con il nome prescelto che sarebbe stato quello del Ceo di Renault, Jean-Dominique Senard. Infine, nel nuovo consorzio si sarebbe dovuta confermare anche la presenza dello Stato francese, seppure con una quota del 7,5%.

Intanto, sul fronte dei mercati, andamento negativo per i titoli Fca e Renault in Borsa dopo la mancata fusione tra le due case automobilistiche. Le conseguenze peggiori sono per Renault, le cui azioni segnano un forte ribasso del 7,4% a 52 euro. Fca invece dopo aver aperto sul -3,2% è risalita e ora si trova sul -1,9% a 11,41 euro. La controllante Exor perde l'1%.

I commenti dalla Francia

Intanto dalla Francia iniziano ad arrivare le prime reazioni. Il governo francese ha confermato la linea che tracciavano le prime indiscrezioni dicendo che il rifiuto dello Stato alla fusione (che ha portato al blocco delle trattative) sia nato perché la parte italiana non avrebbe accolto le condizioni esposte da Parigi. "Lo Stato aveva fissato quattro condizioni per l'approvazione finale", ha dichiarato Le Maire. "È stato raggiunto un accordo su tre di queste condizioni e il sostegno esplicito di Nissan è rimasto - ha continuato il ministro - Lo Stato ha quindi auspicato che il Consiglio di amministrazione abbia altri cinque giorni per garantire il sostegno di tutte le parti interessate". "Speriamo che la porta non si sia chiusa", ha detto il ministro del budget francese Gerald Darmanin, "le discussioni potrebbero ripartire in un futuro".

Le reazioni italiane

Dal governo alle opposizioni, la mancata fusione di Fca e Renault invade il dibattito politico. Dal lato dell'esecutivo, si è espresso il vice premier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio: "Questa vicenda dimostra che quando la politica cerca di intervenire nelle vicende economiche non sempre fa bene. Se la Fca ha ritirato la proposta evidentemente non ha visto una convenienza". Ma da parte delle opposizioni infuria la protesta.

Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia, commenta: "Lasciamo da parte il ministro 'in sonno' Luigi Di Maio, sicuramente all'oscuro dell'intera vicenda, ma la mancata fusione Fca-Reanult è a suo modo esemplare per capire dove può portare il sovranismo". Dura la reazione di Fratelli d'Italia, con Giorgia Meloni che all'ingresso dell'Assemblea generale di Confcommercio-Imprese per l'Italia ha affermato come questo mancato accordo sia la dimostrazione "di come per la Francia il libero mercato non valga in realtà e valga solo quando ci sono condizioni molto vantaggiose per lo Stato francese".

La leader di Fratelli d'Italia ha poi continuato definendo "irricevibili" le condizioni imposte da Parigi, aggiungendo: "A noi si chiede di stare attenti alle regole del libero mercato ma per altri le regole del libero mercato non valgono".

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