Economia

Gli scioperi che bloccano Parigi e Francoforte offrono una chance in più al gruppo italo-arabo

Se non fosse cinismo puro, si potrebbe dire che Alitalia oggi se la gode assistendo al caos che sta divorando Lufthansa e Air France, la prima e la seconda compagnia d'Europa. La situazione sembra dire: adesso tocca a loro, travolte come sono in questi giorni dagli scioperi e dalle cancellazioni a cascata dei voli. E questo mentre, proprio ieri, Meridiana ha annunciato la mobilità per 1.634 dipendenti.

Tutti ricordano l'aspra conflittualità che ha caratterizzato la storia dell'Alitalia pubblica, quando piloti e hostess erano sempre sul piede di guerra per difendere superstipendi e privilegi. Poi la doccia fredda del commissario e, nel 2009, la gestione privata. Quest'ultima ha compiuto il miracolo: negli ultimi cinque anni nessuno sciopero ha turbato la normale operatività della compagnia. Nemmeno negli ultimi tempi, quando il personale è dimagrito per la seconda volta di 2.151 unità. Anche nel 2008, quando la compagnia scese a 14mila dipendenti grazie all'uscita di 9mila, compresi i precari, l'opposizione sindacale fu minima, con qualche agitazione degli autonomi.

Oggi Alitalia è una compagnia ristrutturata, ricapitalizzata, nella quale è sul punto di fare ingresso un azionista come Etihad, con la cui spinta potrà intraprendere una nuova strada di sviluppo e di profitti.

A Parigi e a Francoforte, invece, che cosa sta succedendo? Da ieri Air France e la sua clientela sono vittime di uno sciopero di durezza inaudita, era dal 1998 che i piloti non proclamavano un blocco di una settimana. Saranno cancellati il 60% dei voli (ieri, solo a Parigi, a terra 212 voli su 500), con ripercussioni economiche gravissime: si calcola che lo sciopero potrebbe costare tra i 15 e i 20 milioni al giorno, e l'amministratore delegato, Alexandre de Juniac, ha avvertito che potrebbero essere bruciati per intero gli utili previsti quest'anno, già rivisti al ribasso. Uno sciopero di tale asprezza ha una motivazione di carattere industriale: il personale di Air France contesta il disegno di dare maggior peso a Transavia, la compagnia low cost del gruppo, che dovrebbe passare dai 5 aerei del 2013 a una flotta di 37. Si tratterebbe, secondo i sindacati, di una cannibalizzazione all'interno del gruppo, di una manovra di dumping .

In realtà le logiche delle low cost sono quelle di risparmiare, e il timore dei dipendenti è vedersi sforbiciati gli stipendi: un pilota Air France guadagna in media 75mila euro, un comandanate può arrivare a 250mila.

Lufthansa oggi vedrà il blocco dei suoi voli di lungo raggio, per uno sciopero proclamato del maggior sindacato dei piloti, che ne rappresenta 5.400 su 9.000. È il quarto blocco in tre settimane, uno stillicidio che ricorda proprio l'Alitalia dei tempi del monopolio. E anche la motivazione ricorda i vecchi comportamenti italiani: la protesta è contro il piano di prepensionamenti. Anche i conti di Lufthansa, pur sempre in utile, sono tenuti sotto osservazione, e l'arrivo di un concorrente «nuovo» come Alitalia-Etihad impensierisce non poco. Etihad possiede anche una quota di Airberlin, e ha l'obiettivo di creare sinergie tra le sue partecipate in Europa che sicuramente potranno dare molto fastidio ai suoi concorrenti.

Lufthansa, il vettore che ha più da perdere dall'attacco all'Europa delle compagnie del Golfo, ha già fatto sentire la propria voce critica a Bruxelles, presso le autorità che dovranno autorizzare l'asse Roma-Abu Dhabi. I numeri parlano chiaro: dei 30 milioni di biglietti annui «da» e «per» l'Italia da Paesi extra europei, 14,2 prevedono lo scalo in un hub europeo. Questo è il numero all'interno del quale Alitalia andrà a conquistare nuovi passeggeri, offrendo più collegamenti diretti di lungo raggio.

Nelle ultime 3 settimane gli addetti Lufthansa hanno scioperato 4 volte contro i prepensionamenti

Lo sciopero potrebbe costare 15-20 milioni al giorno ad Air France, bruciandone i profitti attesi

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