Economia

Lo scippo sulle pensioni. Chi perde di più al mese

Il blocco sulle rivalutazioni delle pensioni penalizza di più chi percepisce un assegno lordo da 3000 euro. Ecco cosa fare per difendersi

Lo scippo sulle pensioni. Chi perde di più al mese

Le pensioni che verranno dovranno fare i conti con lo scippo sugli assegni figlio del blocco sulle rivalutazioni. Con gli aggiustamenti voluti dagli utlimi governi, milioni di pensionati devono subire un taglio sul rateo che va ad erodere il già debole potere di acquisto di una categoria usata come bancomat dal governo. In questo momento la sforbiciata sulle pensioni è articolata in questo modo: per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. E di fatto in questo quadro la mazzata più pesante la subiscono pensionati che incassano assegni da 3.087,00 euro al mese. Lo scippo di fatto è stato confermato con l'ultima legge di Bilancio per tutto il 2019 e sarà confermato anche per il 2020. Il taglio in questi anni ha fatto sentire i suoi effetti con forti perdite per quei pensionati che hanno subito una decurtazione sull'assegno che da provvisoria ormai è diventata strutturale. Ed è per quetso motivo che gli addetti ai lavori del settore stanno cercando di portare avanti ricorsi e istanze per fermare questo prelievo sugli assegni previdenziali. L'avvocato Celeste Collovati (rivalutazionepensione@gmail.com) prova a spiegare come stanno davvero le cose: "L’atteggiamento del Governo è quello di procrastinare e introdurre di anno in anno un blocco ormai vigente dal 2011 che potrebbe non avere mai fine. A “farne le spese” sono soprattutto le fasce di pensione dalle 6 volte il minimo Inps in poi, ovvero chi percepisce un lordo pari o superiore ad Euro 3.087,00 con una rivalutazione che arriva sino al 40%. Sono soggette a tale perequazione tutte le prestazioni sociali erogate dalla previdenza pubblica, sia le pensioni dirette (vecchiaia e anzianità) che quelle indirette (superstiti). E’ evidente che questo taglio non sarà affatto transitorio, ma definitivo, perchè non verrà mai più recuperato e sarà applicato anche sulla pensione di reversibilità oltre che su quelle complementari".

Poi parla del ricorso che di fatto cerca di dar voce a quei pensionati che hanno perso una parte dell'assegno: "Siamo consapevoli che non è una battaglia dall’esito scontato, in quanto l’ultimo precedente blocco (relativo al biennio 2012-2013) è stato dichiarato legittimo sia dalla Corte Cost che dalla Corte Europea, ma con sentenze a nostro avviso non esaustive dal punto di vista delle motivazione e poco convincenti sul piano giuridico; riteniamo che la nuova legge sia ingiusta e presenti profili di illegittimità costituzionale in quanto, ancora una volta, realizza forti discriminazioni (violazione art. 3 costituzione; violazione art. 36 e 38 cost.) andando a prelevare i soldi ai soli pensionati, anzichè agli altri contribuenti (banche, società, altri grandi contribuenti). Per tal motivo riteniamo che chiunque percepisca una pensione lorda pari o superiore all’importo sopra indicato (circa 3000 euro), sia legittimato a far valere in giudizio il suo diritto a ricevere il giusto importo di pensione". Insomma lo "scippo" prosegue nel silenzio e con un governo che di fatto ha messo da parte i pensionati.

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