Economia

Si apre il cantiere Cdp-Salini sul polo delle costruzioni

Visita dei manager del gruppo, ieri, nella sede di Cassa per varare il Progetto Italia. Includerà Astaldi e altri

Camilla Conti

«Il comparto delle costruzioni è importante per l'intero sistema paese. Cdp quindi ha la responsabilità di valutare un'operazione che punti al consolidamento del settore, che abbia una governance trasparente e condivisa e anche aperta ad altri partner industriali e finanziari in un'operazione di sistema e di mercato». L'ad di Cassa Depositi e Prestiti, Fabrizio Palermo, ha risposto così ieri all'uscita dall'assemblea di Bankitalia a proposito del progetto che porterebbe alla creazione di un polo nazionale delle costruzioni. Secondo uno scema che la stessa Cdp presieduta da Massimo Tononi e partecipata dalle Fondazioni, si era prefisssata fin dall'inizio.

Proprio mentre durante la relazione del governatore Ignazio Visco, una delegazione di Salini Impregilo è entrata nella sede romana di Cdp (il cui statuto prevede il supporto a investimenti nelle infrastrutture strategici per il Paese) proprio per discutere del Progetto Italia, il maxi polo delle costruzioni al quale sta lavorando il gruppo guidato da Pietro Salini con le banche e la stessa Cassa. Progetto che passa dall'acquisizione della valtellinese Cossi e soprattutto dal salvataggio di Astaldi, ma nella partita potrebbero finire anche Condotte, Cmc e al tre società del settore delle costruzioni con un'operazione - appunto - di sistema che sarebbe già al vaglio del Risk management della Cassa.

La tabella di marcia è serrata: entro il 19 giugno Salini deve fornire un ulteriore aggiornamento ai fini dell'udienza fissata dal Tribunale di Roma. I soggetti coinvolti potrebbero essere, oltre ad Astaldi, Condotte, Cmc e altre compagnie tra cui circola il nome di Vianini. L'obiettivo è quello di creare un maxi-polo che entro il 2021 avrà ordini per 71 miliardi di euro, un fatturato di 12-14 miliardi, un margine operativo di 500-700 milioni e distribuirà dividendi a partire dal 2020. Lo stesso direttore generale di Salini Impregilo, Massimo Ferrari, ieri ha sottolineato al Sole 24 Ore che «la dimensione è un fattore chiave». E sempre ieri al Corriere della Sera ha parlato invece l'ad Pietro Salini annunciando anche che Salini Impregilo cambierà nome, che la famiglia Salini è pronta a diluirsi sotto la quota di maggioranza, pur restando azionista di controllo. L'operazione prevede un aumento di capitale per Salini propedeutico al già annunciato rafforzamento di Astaldi da 225 milioni. Si parla di una manovra da circa 600 milioni, la metà da Cdp, e Salini che parteciperebbe con 50 milioni diluendosi al 45 per cento. Sul fronte della governance, a Salini Impregilo andrebbe la scelta dell'amministratore delegato e del general manager, mentre Cdp potrebbe esprimere il presidente (scelto da una lista differente rispetto a quella del socio di maggioranza). Le banche esposte su Astaldi dovrebbero esser chiamate a convertire i crediti in capitale.

Nel frattempo, il cda di Astaldi ieri ha nominato Paolo Amato come Chief Restructuring Officer per supportare il gruppo nella ristrutturazione aziendale in corso.

Amato attualmente è al vertice di Be Power e consigliere di amministrazione indipendente di Prysmian.

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