Economia

Super Mario tarpa le ali ai falchi Bce

Ma l'euro diventa sempre più forte, vola oltre quota 1,16 dollari e affossa i mercati

Cinzia Meoni

Mario Draghi zittisce i falchi e, ancora una volta, ripete il mantra che vige ormai da mesi: i tassi di interesse, invariati ai minimi storici resteranno agli attuali livelli rasoterra «per un periodo di tempo prolungato» e i massicci acquisti di obbligazioni nell'Eurozona (ovvero il quantitative easing) proseguiranno fino a dicembre «o oltre». Inoltre, non è detto che si vada ad un progressivo rallentamento dello shopping: «se lo scenario dovesse essere meno favorevole» a una ripresa dell'inflazione, la Bce è «pronta ad aumentare gli acquisti di asset».

Il numero uno dell'Eurotower chiarisce tuttavia che «il nostro mandato non riguarda né la crescita né l'occupazione, ma la stabilità dei prezzi». E il fatto che la Bce non riesca a raggiungere il proprio target di inflazione non può spingere a un cambiamento perché una simile «discussione sarebbe destabilizzante», ha detto Draghi al termine del Consiglio direttivo riunito ieri a Francoforte .

Per capire se, o meglio quando, l'Eurotower virerà verso una strategia più restrittiva negli acquisti (il cosiddetto tapering), i prossimi appuntamenti da tenere sotto stretta osservazione sono due: il summit della Federal Reserve, la Banca Centrale Usa, a Jackson Hole (24-26 agosto) dove parlerà anche Draghi e il vertice della Bce in agenda il 7 settembre quando a Francoforte saranno confluiti dati più precisi rispetto a quelli oggi disponibili. Lo stesso governatore ha dichiarato che la svolta potrebbe essere esaminata in autunno.

«Draghi sembra aver smussato i toni da falco usati a Sintra. Ma le nostre aspettative rimangono immutate. Ci attendiamo un annuncio di riduzione del QE da 60 a 40 miliardi al mese in autunno, con partenza a gennaio 2018. Per un rialzo dei tassi, occorre attendere almeno metà 2018» sostiene Vincenzo Longo di IG. I mercati, dopo una breve fiammata seguita alle parole di Draghi, sono stati tuttavia travolti dal super euro, di poco variate rispetto alla parità. La valuta comune, nonostante gli annunci di Francoforte sui tassi, ha superato addirittura la soglia degli 1,16 sul dollaro abbattuto dalla difficoltà incontrate da Donald Trump. La Fed è attesa al varco nei prossimi giorni. Lo spread infine scende di 8 punti a quota 158.

Per ora, secondo quanto dichiarato ieri dallo stesso Draghi, «le recenti informazioni confermano un continuo rafforzamento dell'espansione economica della zona euro», alla base, stando alle parole usata a Francoforte, di un periodo di «ripresa solida e ampia», mentre i rischi per le prospettive di crescita «sono sostanzialmente equilibrati». Di qui «la fiducia che l'inflazione arriverà gradualmente ai livelli in linea con l'obiettivo di inflazione Bce (ovvero al 2%), ma resta il fatto che l'espansione economica non si è ancora tradotta in una dinamica dell'inflazione più forte». Il governatore punta poi il dito sul «lento ritmo di attuazione delle riforme strutturali, in particolare quelli dei mercati dei prodotti, e dalla necessità di aggiustamento dei bilanci in vari settori».

In questo contesto, spiega Draghi, «l'incertezza è molta, per cui la Bce non vuole essere forzata a prendere decisioni senza informazioni complete».

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