Economia

Tamburi paga 120 milioni per il 20% di Eataly

Il renziano Farinetti si allea con un pezzo di finanza e venerdì apre a Milano

Tamburi paga 120 milioni per il 20% di Eataly

Tamburi Investment Partners entra in Eataly con il 20% del capitale. E conferma il tradizionale interesse per i «gioielli» dell'industria nostrana dopo il recente investimento in Moncler. Un'operazione da 120 milioni che, grazie alla merchant bank milanese guidata da Giovanni Tamburi, avvicina i megastore del cibo e del gusto al progetto di quotazione al mercato Star di Borsa Italiana: sbarco al momento atteso tra 2016 e 2017 «per rendere Eataly una public company globale che, pur con un profilo sempre più internazionale, possa continuare - spiega una nota - a rappresentare l'Italian lifestyle». Il tutto alla vigilia dell'inaugurazione di venerdì prossimo dello store di Milano.
A conti fatti, in base all'operazione Tip, il valore della società è di 600 milioni. Cifra destinata a crescere da qui all'Ipo peri progetti d'internazionalizzazione messi in campo dal patron di Eataly, Oscar Farinetti, che ha ceduto la quota. E forse anche per l'ottimo marketing che l'imprenditore piemontese fa di se stesso. Sfumata la poltrona alla Politiche agricole nel nuovo governo, Farinetti con questa operazione si consolida «vicino» al governo dell'amico Matteo Renzi, aprendogli le porte dei salotti milanesi: il sodalizio Farinetti-Tamburi crea un ponte tra la capitale finanziaria e il premier.
Non per altro, l'investimento viene effettuato attraverso il veicolo societario Clubitaly, newco creata appositamente per l'operazione e partecipata al 30% da Tip e al 70% dai soci storici di Tamburi, alcune delle grandi famiglie di imprenditori milanesi. Grazie anche ai nuovi soci e ai mezzi freschi apportati, nel 2014 Eataly punta a un obiettivo di fatturato consolidato di 400 milioni, con un ebitda di 45 milioni di euro. Il marchio del buon cibo, nel periodo 2010-2013, ha avuto una crescita media annua del fatturato di oltre il 33% e dell'ebitda di oltre il 75%; è presente in Italia, Stati Uniti, Medio ed Estremo Oriente con un network di 30 store già operativi, e sta attuando un significativo piano di nuove aperture. Sono già state contrattualizzate quelle di Mosca, San Paolo e Londra. Negli Stati Uniti è prevista, nel prossimo triennio, l'apertura a Los Angeles, Washington, Boston e New York (World Trade Center). E in Italia, dove il gruppo è presente da Bari a Torino, dopo le polemiche e i ritardi, è arrivata l'ora di Milano. Il punto vendita di 5.

500 metri quadri all'ex Teatro Smeraldo, con 13 luoghi di ristorazione monotematica, un ristorante «stellato», 5 spazi di produzione artigianale a vista e una maxi-enoteca.

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