Economia

Trump "blocca" il petrolio dell'Iran

Gli Usa non rinnovano le esenzioni sulle esportazioni. Coinvolta anche l'Italia

Trump "blocca" il petrolio dell'Iran

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dà un altro giro di vite nei rapporti con l'Iran. Dopo essersi ritirato dall'accordo sul nucleare, ripristinando le sanzioni sull'economia di Teheran nel novembre scorso, ieri ha deciso di porre fine anche alle esenzioni concesse ad otto Paesi che ancora potevano acquistare petrolio dalla repubblica islamica. Le deroghe alle esportazioni petrolifere erano state concesse per sei mesi, ma gli osservatori si aspettavano una estensione delle stesse almeno per cinque paesi. Invece l'amministrazione Trump ha deciso diversamente e dunque dal 2 maggio prossimo qualsiasi Stato che importerà petrolio dall'Iran sarà soggetto alle sanzioni statunitensi.

«Il presidente ha deciso di non fare eccezioni di riduzione - ha spiegato la Casa Bianca- Questa decisione ha lo scopo di portare a zero le esportazioni di petrolio dell'Iran, negando al regime la sua principale fonte di entrate». Che, secondo Washington, alimentano il terrorismo.

L'anno scorso gli Usa hanno presentato 12 richieste che l'Iran deve soddisfare prima di vedersi revocare le sanzioni. Tra i paletti posti, ci sono quelli di accettare nuovi limiti al suo programma nucleare, terminare i test sui missili balistici, tagliare il sostegno a gruppi terroristici individuati dagli Stati Uniti e rimettere in libertà alcuni cittadini statunitensi.

La decisione americana minaccia di cancellare circa 1 milione di barili al giorno dal mercato in un momento in cui le richieste di petrolio sono in aumento. Il risultato è stata la crescita, ai massimi da sei mesi, dei future sul greggio: ieri sera il barile americano Wto passava infatti di mano a 65,7 dollari, in crescita del 2,6 per cento. Secondo Trump le minori esportazioni dall'Iran saranno compensate con l'aumento di quelle dei suoi più acerrimi avversari: in pratica Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. The Donald, con un twitt, ha infatti annunciato che l'Arabia Saudita e altri membri dell'Opec «faranno più del necessario» per fronteggiare il calo delle forniture iraniane. In particolare, il ministro saudita dell'Energia Khalid al-Falih ha espresso la volontà di coordinarsi gli altri Paesi del Cartello per garantire i rifornimenti e quindi anche che il mercato petrolifero globale non si squilibri.

Tre dei Paesi che hanno ricevuto le esenzioni - Grecia, Italia e Taiwan - hanno già tagliato le loro importazioni dall'Iran a zero. Gli analisti si aspettavano però che Trump non revocasse le esenzioni a Cina, India, Giappone, Corea del Sud e Turchia. Le aziende di quei Paesi ora rischiano di essere escluse dal sistema finanziario statunitense se continuano a importare greggio dal paese islamico. Certo è che questa potrebbe essere una ulteriore tappa del braccio di ferro sui dazi tra Usa e Cina tanto che il ministero degli esteri cinese ha già denunciato la politica di Washington sull'Iran.

«La nostra cooperazione con l'Iran è aperta, trasparente, lecita e legittima, quindi dovrebbe essere rispettata» - ha detto un portavoce del ministero degli esteri cinese.

Commenti