Economia

"Vi dico i trucchi delle banche per rovinare le persone"

Vincenzo Imperatore, ex spietato manager bancario oggi pentito ha scritto due libri sulle truffe delle banche e racconta i trucchi degli istituti di credito per "fregare" i risparmiatori

"Vi dico i trucchi delle banche per rovinare le persone"

"Taroccare i profili di rischio è quasi un atto dovuto...". Vincenzo Imperatore, ex spietato manager bancario oggi pentito ha scritto due libri sulle truffe delle banche (Io so e ho le prove, Io vi accuso, Chiarelettere) si racconta in un'intervista a Libero. "Ci sono in giro 70 miliardi di obbligazioni subordinate che per essere piazzate abbisognano di profilo particolare tra quelli previsti, e cioè, a scalare in ordine di rischio: “prudente”, “cauto”, “bilanciato”, “dinamico”, “aggressivo”, ovvio che si tarocchi", spiega. Poi rivela: "Se rientri nei primi due di cui sopra non puoi proprio acquistare titoli, è proibito dalla MiFid la direttiva dell’Unione Europea (se uno ci pensa, un paradosso). Che ti tutela: ti impedisce di comprare sia obbligazioni secondarie che strutturate e neppure azioni di istituti che stanno facendo l’aumento di capitale, come nel caso, ultimamente, della Popolare di Vicenza o Veneto Banca". A questo punto esplicita quella strana etichetta "profilo di rischio": "Dovrebbe essere la tua esatta fotografia economica. E si comincia a tratteggiare già quando entri in banca e ti sottopongono al “test di adeguatezza”, una serie di domande che sono un’escalation".

E ancora: "Del tipo: “sa cosa sono i titoli di Stato?” (in Italia è la domanda a cui tutti sanno rispondere) o “conosce il mercato azionario?”, o “il mercato delle obbligazioni”, su su, fino al quesito sul mercato dei derivati, il prodotto più pericoloso. A cui di solito, anche chi non ne sa una mazza - quasi tutti - non risponde mai, per pudore, “no, non li conosco", ma “non li ho acquistati, ma li conosco”. "La spunta sulle risposte è automatica del computer, su un modello prestampato di due paginette fitte fitte. Che, di solito, viene infilato nell’enorme incartamento che ti danno da firmare. Vale la firma finale". Qui scatta la trappola finale: "Quando firmi hai dato alla banca il paracadute per affibbiarti in quel momento, o in futuro, titoli che tu non potresti trattare. Ma la domanda che ti frega è la finale: “Lei è consapevole che può perdere anche il 60% del suo capitale”? Ma i consulenti non te la sottopongono proprio, spunta automatica anche lì. I consulenti che hanno crisi di coscienza, oltre a vendere poco, vengono fatti fuori. Ricordo che, quando dirigevo una filiale a Napoli mi si parò un mio dipendente, autorevolissimo in virtù della sua bravura, che in riunione si alzò e mi disse: “Direttò, ’sta robba è munnezza.

Con che coraggio posso rifilarla al cliente?!”.

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