Economia

Volkswagen e i sogni esagerati di Herr Piëch

Le diverse posizioni di Wolfsburg: la priorità è l'efficienza. Non è tempo per lo shopping (Fiat)

Volkswagen e i sogni esagerati di Herr Piëch

Francoforte - L'indiscrezione riportata dal mensile tedesco Manager Magazin sul progetto di Ferdinand Piëch (nella foto) di acquistare Fiat Chrysler Automobiles ha fatto trasparire, secondo i maggiori commentatori del Paese, che alle manie di grandezza del patriarca di Volkswagen, abbia prevalso all'interno del gruppo di Wolfsburg il pragmatismo dell'amministratore delegato Martin Winterkorn, da oltre sette anni alla guida del colosso dove resterà probabilmente fino al 2018. Winterkorn, infatti, punta a dare la precedenza a una radicale cura dimagrante dell'organizzazione del gruppo e a rimandare per il momento piani di nuove acquisizioni.

Chi conosce bene il carattere di Piëch e anche della moglie Ursula, che gli è sempre accanto nelle più importanti decisioni con un ruolo che nessuno sa ben definire, non ha difficoltà a capire come al nipote del creatore del mitico «Maggiolino» possa piacere l'idea di mettere le mani su una perla come Jeep, marca che sul mercato tedesco sta andando a vele spiegate sotto la regia di Fiat. E, soprattutto, accarezzi l'idea di impossessarsi dell'efficiente rete di distribuzione di Chrysler negli Usa, in grado di risolvere una volta per tutte le difficoltà del gruppo sul grande mercato nordamericano, il tallone d'Achille di Volkswagen.

Ma anche Alfa Romeo continua a essere il grande sogno di Piëch, marchio che per qualche momento in passato era apparso quasi a portata di mano. Senonché il costo che i tedeschi dovrebbero affrontare per l'acquisto di Fiat Chrysler Automobiles potrebbe essere troppo alto per un gruppo, quello guidato da Winterkorn, che già fa trasparire preoccupanti sintomi di pesantezza organizzativa. Secondo colosso al mondo, dopo la giapponese Toyota, Volkswagen con le sue 12 marche produrrà nel 2014 circa 10 milioni di veicoli, con quasi 600mila addetti e un giro d'affari intorno a 200 miliardi. Far salire a bordo della corazzata anche Fca potrebbe significare imboccare la stessa strada di quella colossale «Welt Ag» (Società per azioni mondiale) che la rivale Daimler, alcuni anni fa, si vantava di aver creato con il blitz su Chrysler. Un sogno che l'allora numero uno del gruppo di Stoccarda, Jürgen Schrempp, si affrettò a rimettere nel cassetto appena in tempo per evitare il disastro. E la stessa cosa potrebbe accadere oggi per Wolfsburg.

Con l'acquisto di Fca, il numero delle marche sotto il tetto di Volkswagen salirebbe a una ventina, ed è molto probabile che nell'attuale momento, caratterizzato da una fase di pesanti innovazioni tecnologiche - una sorta di rivoluzione rafforzata anche dalla digitalizzazione dell'auto - i tedeschi non possano permettersi una simile politica di espansione.


Più saggio e urgente, lasciando per ora da parte gli ambiziosi progetti di Piëch, è dare precedenza alla linea Winterkorn: risparmiare 5 miliardi l'anno soltanto per la marca Volkswagen con un radicale riordino che consenta di guadagnare di più per ogni auto venduta, invece che cercare di vendere sempre più vetture con un ritorno però più povero.

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