Economia

Volkswagen, "scossa" da 560 milioni

La Casa tedesca secondo azionista (20%) del big cinese delle batterie. E pure Fca fa l'hub

Volkswagen, "scossa" da 560 milioni

La Cina, oltre a essere il primo mercato mondiale dell'auto, seppur meno brillante rispetto a pochi anni fa (-8,2% le vendite nel 2019, cioè 25,77 milioni di veicoli), è anche leader nella produzione delle batterie, il «cuore» dei motori a zero emissioni, ma anche la parte più profittevole. Sotto la Muraglia viene prodotto circa il 70% delle batterie a livello mondiale, un business enorme che, di fatto, rende il settore sempre più «Pechino-dipendente».

Le prospettive di un'elettrificazione diffusa imposta dalle autorità a difesa dell'ambiente, spingono i costruttori di auto anche nel business delle batterie. Tra questi, il gruppo Volkswagen è pronto ad accaparrarsi il 20% della società cinese Guoxuan High-Tech, quota che vale circa 560 milioni di dollari, cifra basata sulla capitalizzazione di mercato pari a 2,8 miliardi. Una volta ufficializzato l'accordo (le aziende attendono le nuove norme cinesi di regolamentazione dei collocamenti privati), Volkswagen diventerà il secondo maggior azionista dietro a Zhuhai Guoxuan Trading Ltd che detiene il 25 percento.

Quello di Wolfsburg è un nuovo passo importante sul fronte della mobilità elettrica. L'obiettivo annunciato dall'ad Herbert Diess è di produrre 1 milione di veicoli a batteria a fine 2023 e 1,5 milioni al 2025, grazie al mega-investimento di 33 miliardi di euro, 11 dei quali destinati alla sola marca Volkswagen.

È intanto partita a Zwickau, in Germania (la riconversione «green» della fabbrica è costata 1,2 miliardi), la realizzazione della ID.3 (listino a partire da 30mila euro), primo di una serie di modelli elettrici di Vw. L'intenzione è di assemblare, solo a Zwickau, fino a 330mila auto a emissioni zero già dal 2021.

Nell'elettrico, Volkswagen fa indubbiamente da battistrada, una sfida coraggiosa quella intrapresa viste le non poche incertezze che caratterizzano questo tipo di mobilità, il problema della capillarità delle colonnine di ricarica (a supporto delle società energetiche, i tedeschi - come gli altri concorrenti - stanno creando proprie reti per il rifornimento di corrente: 35mila, entro il 2025, quelle pianificate da Vw) e i costi ancora alti delle vetture.

Tutti, comunque, stanno accelerando. E in tema di batterie, Fca farà di Mirafiori, a Torino, il proprio «hub» che sarà pronto nei prossimi mesi. L'investimento è di 50 milioni. Ma Fca punta anche a ritagliarsi un ruolo nell'enorme mercato cinese dell'auto elettrica: 832mila quelle vendute tra gennaio e novembre 2019, per un totale di 1.043.000 milioni di unità considerando quelle con motore ibrido ricaricabile; numeri importanti nonostante il taglio dei bonus statali e il mercato generale in flessione.

Ecco allora Fca, in procinto di unirsi ai francesi di Psa, confermare i colloqui con il colosso cinese dell'elettronica Foxconn (175 miliardi di dollari alla voce ricavi, 4,3 miliardi i profitti e 660mila dipendenti) allo scopo di costituire una joint venture paritetica per lo sviluppo e la produzione di vetture elettriche sotto la Muraglia.

La lista dei maggiori clienti di Foxconn va da Acer ad Amazon, da Google a Huawei fino a Sony, Xiaomi e Apple per gli iPhone. «La collaborazione inizialmente focalizzata sul mercato cinese - spiega Fca in un comunicato - consentirebbe alle parti di unire le capacità di due leader mondiali in progettazione automobilistica, ingegneria, produzione e tecnologia mobile software, per concentrarsi sul crescente mercato degli autoveicoli elettrici a batteria».

In arrivo nel 2020, per Fca, le prime auto elettrificate (Fiat Panda e 500 ibride, Jeep Renegade e Compass ibride ricaricabili) e la full electric 500 dalla nuova linea di montaggio a Mirafiori.

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