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La cauzione, la libertà, le colpe Ecco tutte le bugie sui marò

Il caso internazionale che umilia l'Italia aggravato dalla diffusione incontrollata di menzogne e consueti luoghi comuni anti militaristi

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Sui marò trattenuti in India circolano fin dall'inizio una serie di leggende metropolitane, o bufale da bar sport, soprattutto in rete. Oltre a convinzioni più serie, ma che risultano infondate. Queste sono le «perle» degli ultimi 10 mesi sul caso di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
I COSTI
La garanzia degli 800mila euro di cauzione per la «licenza» natalizia a favore dello stato del Kerala sono l'ultimo obiettivo di chi storce il naso per i costi. Come se i soldi si fossero stati effettivamente spesi per 14 giorni di permesso dei due marò in Italia. Ieri, quando i marò sono rientrati in India, la corte ha subito sbloccato la garanzia di 6 milioni di rupie depositata dallo stato italiano.
ASSASSINI
Non manca chi sostiene fin dal principio che i marò sono assassini responsabili della morte di due poveri pescatori indiani. Nessun processo è mai entrato nel vivo delle presunte «prove» raccolte dagli indiani, che rimangono, per ora, un mero atto d'accusa e non una condanna. Tutto è bloccato dall'attesa della sentenza della Corte suprema indiana sul destino dei marò. Girone e Latorre, giovedì in procura a Roma, hanno ribadito di aver sparato in aria ed in acqua seguendo tutte le procedure. Non solo: il fatto che i pirati avessero già attaccato nella zona dove è avvenuto l'incidente sembra passare in secondo piano. Pure il fatto che la marina del vicino Sri Lanka abbia ammazzato nel corso degli anni centinaia di pescatori indiani è stato sottovalutato.
NON LIBERATELI
Chi vuole far processare i marò dagli indiani e talvolta anche i sostenitori dei fucilieri di marina, scambiano il loro rientro in patria come una «liberazione». In realtà, se gli indiani cedessero sulla giurisdizione facendo tornare a casa i marò, in Italia sarebbero sottoposti a un processo. Solo l'archiviazione, altamente improbabile, dell'inchiesta per omicidio volontario della procura di Roma eviterebbe il giudizio.
SONO DEI MERCENARI
Qualcuno sembra convinto che i marò, pagati dagli armatori delle navi, siano praticamente dei mercenari. O in subordine una specie di contractor, come purtroppo pensava pure la baronessa Ashton, rappresentante della politica estera europea, all'inizio della vicenda. Qualcuno si chiede se l'Enrica Lexie, la nave che proteggevano, trasportasse armi.
Girone e Latorre facevano parte delle squadre del reggimento San Marco imbarcate sui mercantili per respingere i pirati grazie a una legge approvata dal parlamento.
IL BLITZ
Un'operazione clandestina dei corpi speciali per riportare i marò in Italia è un tema molto dibattuto in rete. Come ha ammesso riservatamente con il Giornale un esponente del governo, anche se ci fosse un piano del genere la prima regola ferrea è non parlarne, soprattutto in pubblico. Poi ci si dimentica che l'India è una potenza nucleare dall'altra parte del mondo e ha delle forze armate e servizi segreti sempre mobilitati, vista la rivalità col Pakistan.
GLI TAGLIANO LA PAGA
Come un fiume carsico la notizia dei tagli allo stipendio di Latorre e Girone riaffiorano periodicamente. Fino a oggi la Marina e le famiglie dei marò hanno sempre smentito.
L'IMPEGNO DEL GOVERNO
Il governo Monti sostiene di dare il massimo per i fucilieri del reggimento San Marco, ma viene accusato da molti di non fare nulla. In realtà l'esecutivo ha fatto tutto il possibile nei limiti della linea morbida, giudiziaria e diplomatica, scelta fin dall'inizio. Una linea, per ora, assolutamente fallimentare che ha ottenuto solo i «contentini» della libertà vigilata su cauzione e la licenza natalizia.
RITIRARSI DALLE MISSIONI
Il governo è convinto che ritirarsi dalle missioni internazionali sarebbe un passo azzardato e non servirebbe a nulla per il caso dei marò.
Abbandonare la missione anti pirateria al largo della Somalia sarebbe un segnale forte che l'India ha passato il segno rivolto anche ai poco attivi alleati europei. Ritirarci dal Libano dovrebbe far suonare il campanello d'allarme all'Onu, che non si è sbracciato per i marò. Minacciare di andarcene ancora prima dall'Afghanistan potrebbe servire a muovere gli americani. Agli indiani non occorre neppure ricordare la spina nel fianco dei talebani.
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