Mondo

I marò sono già in India Ma per i pm italiani non c'è pericolo di fuga

La Procura indaga i nostri soldati per omicidio ma sceglie di non trattenerli nel Paese, accontentando il governo

I marò sono già in India Ma per i pm italiani non c'è pericolo di fuga

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono tornati in India a testa alta. A differenza del governo che dopo quasi 11 mesi ha ottenuto solo la libertà vigilata e la «licenza» natalizia. Dei «contentini» alla linea morbida adottata dall'Italia fino ad oggi. «Ritorniamo in India rispettando la parola data, fiduciosi nella giustizia» hanno detto i marò, secondo un comunicato della Marina, mentre ieri si imbarcavano a Ciampino sul volo speciale che li riporta in India. Con i giornalisti italiani da mesi non possono parlare su ordine della Difesa e degli Esteri.
Prima di lasciare l'Italia i marò, come aveva anticipato il Giornale, si sono presentati in procura a Roma, dove è aperto un fascicolo per omicidio volontario dei due pescatori indiani scambiati per pirati. I magistrati, come previsto, hanno perso l'occasione di ribadire la giurisdizione italiana trattenendo i marò in Italia, nonostante in Parlamento e fra i fan in rete si sperasse in un colpo di scena dell'ultima ora. La Marina informa che i due fucilieri del reggimento San Marco «assistiti da Carlo Sica e Giacomo Aiello dell'Avvocatura dello Stato hanno incontrato» il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo e il sostituto Elisabetta Ceniccola. La deposizione spontanea, durata 5 ore, è avvenuta alla presenza dei carabinieri del Ros . Latorre e Girone hanno ribadito la loro innocenza.

I magistrati hanno confermato di aver sentito i marò nella veste di indagati di omicidio volontario e che dall'India non è mai giunta risposta alle rogatorie richieste dalla procura di Roma sulla posizione processuale di Latorre e Girone. Nessuno ha voluto forzare la situazione costringendo i marò a restare in Italia per subire il processo in patria come chiediamo da quasi un anno agli indiani. Lo stesso Natalino Ronzitti, docente di diritto internazionale alla Luiss di Roma che ha studiato il caso, ribadiva ieri mattina che «per la magistratura italiana ci sarebbero tutti i motivi per evitare la riconsegna dei due marò all'India». Secondo Giorgia Meloni del Centrodestra «Latorre e Girone devono essere processati in patria e giudicati secondo il nostro ordinamento. Consentire all'India di continuare a violare le norme internazionali rappresenta il totale fallimento del lavoro diplomatico del governo italiano».
Conclusa la deposizione in procura, i marò si sono recati all'aeroporto militare di Ciampino scortati da carabinieri motociclisti per imbarcarsi su un volo speciale che è decollato alle 17. Dopo la grande pubblicità dell'arrivo, il 22 dicembre, per il rientro in India l'accesso ai giornalisti era off limits, a dimostrazione della linea comunicativa censoria e schizofrenica dell'intera vicenda.

I marò atterreranno a Kochi alle 8.30 locali, il pomeriggio italiano. Poi dovranno recarsi al tribunale di Kollam a riconsegnare i passaporti ritrovandosi nella condizione di libertà vigilata con l'obbligo quotidiano di firma presso la polizia. Dalla Corte suprema di Delhi, che deve decidere sulla loro sorte, non c'è ancora nessuna notizia. Secondo alcune fonti la sentenza dovrebbe arrivare a fine mese. Il governo confida molto nel recente cambio del ministro degli Esteri indiano. Il nuovo responsabile della diplomazia, Salman Khurshid, ha fatto sapere di voler risolvere alcune questioni giudiziarie aperte con diversi cittadini dell'Unione Europea, compresi i marò. Se così non fosse il governo Monti sarebbe pronto a far scattare una linea meno morbida con l'India dopo il 15 gennaio.
www.

faustobiloslavo.eu

Commenti