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L'Europa ha il mal d'Unione: i cittadini non la vogliono più

Il sondaggio del Pew Center: la percentuale di favorevoli crolla dal 60 al 45 per cento in un anno. Colpa dell'economia, anche se la maggioranza preferisce tenere l'euro

L'Europa ha il mal d'Unione: i cittadini non la vogliono più

I cittadini europei non credono più nell'Unione del Vecchio continente. Per otto paesi, compresi Germania, Francia, Inghilterra, Italia, la percentuale di favorevoli alla Ue è crollata dal 60% del 2012 al 45% di quest'anno. Unico dato positivo ed in controtendenza rispetto all'avversione al sistema comunitario è la volontà della maggioranza di mantenere la moneta unica. L'euro resiste anche nei paesi più colpiti dalla crisi come Grecia, Spagna, Italia, ma pure in Francia e Germania.

Lo rivela un sondaggio del Pew center di Washington, un'organizzazione indipendente specializzata in ricerche e sondaggi a livello internazionale. Lo studio di 78 pagine sulla percezione dell'Unione europea da parte dei suoi cittadini si basa su un sondaggio con 7.646 interviste realizzate in marzo. I paesi europei utilizzati come campioni sono Germania, Inghilterra, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Polonia e Repubblica Ceca. Il titolo dello studio non lascia dubbi: «La Ue è il nuovo malato d'Europa».
Secondo il rapporto «lo sforzo nell'ultimo mezzo secolo per creare un'Europa più unita è la principale vittima della crisi (economica). Il progetto europeo risulta screditato in gran parte» del Vecchio continente. Nel 2012 la Francia contava ancora su una maggioranza di favorevoli all'Unione europea (60%). In un solo anno la percentuale è crollata di 19 punti al 41%. Anche la Spagna è scesa sotto la maggioranza (46%) con una perdita secca di 14 punti. Nei paesi più bastonati dalla crisi, come la Grecia, solo un cittadino su tre crede ancora nella Ue. La Gran Bretagna è storicamente diffidente nei confronti dell'Unione. Sul referendum che si terrà nel 2017 gli inglesi sono spaccati esattamente a metà: il 46% vuole restare nella Ue ed il 46% no.

L'Italia resiste con il 58% di favorevoli all'Unione, in calo rispetto al 2012, ma i numeri crollano sulla percezione del rafforzamento dell'economia rispetto all'integrazione europea. Nel 2012 solo il 22% vedeva dei benefici, ma nel 2013 il dato è crollato all'11%.
Solo i tedeschi sono ancora convinti in maggioranza (54%), che la Ue ha rafforzato la loro economia. Nonostante la levata di scudi contro gli aiuti agli altri paesi in difficoltà la Germania registra un 60% di favorevoli all'Unione, il dato più alto fra le nazioni prese in esame dallo studio. Il campanello d'allarme dell'euroscetticismo è la percentuale media degli otto paesi analizzati dal centro di Washington. Nel 2012 il 60% di europei era favorevole alla Ue. Un anno dopo il dato è precipitato al 45% con una perdita di 15 punti, che fa scendere il sentimento pro comunitario al di sotto della maggioranza.

Un minimo storico in linea con la perdita di fiducia dei cittadini europei, evidenziato dallo studio, «nella capacità dei loro leader nazionali di far fronte ai mali dell'economia». Il 67% dei francesi è convinto che il presidente François Hollande non sia stato in grado di affrontare la crisi. Solo il cancelliere tedesco, Angela Merkel, gode di una discreta popolarità in casa. In Grecia ben l'88% dei cittadini non crede più nelle capacità del proprio governo di risollevare il paese. In Spagna siamo al 57% e per l'Italia il 50% degli intervistati ha perso fiducia nei politici.
Solo in Germania una cospicua maggioranza è soddisfatta dell'economia, ma il dato dello studio americano apparentemente in controtendenza riguarda la moneta unica. Se l'Unione è kaput, l'euro si salva. Oltre sei persone su dieci in Grecia, Spagna, Germania, Italia (64%) e Francia non vogliono tornare alle vecchie valute. E nell'ultimo anno questa convinzione è aumentata.
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