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Quei reclusi di Guantanamo che possiamo trovarci in casa

IN 55 saranno liberati o trasferiti in altri Paesi. Ma non c'è nazione che voglia accoglierli. Sei di loro hanno legami con l'Italia e ora rischiamo che ci tornino

Quei reclusi di Guantanamo che possiamo trovarci in casa

Gli Stati Uniti hanno pubblicato la lista di 55 detenuti di Guantanamo che possono venir trasferiti in altri paesi e forse liberati, ma non hanno ancora trovato nessuno disposto ad accoglierli. Fra questi ce ne sono 6 che avevano a che fare con l'Italia e potrebbero arrivare da noi. Di questi 55 elementi legati alla guerra santa internazionale almeno 24 sono yemeniti. Come Al Khadr Abdallah Muhammad Al-Yafi, il primo della lista, a Guantanamo da 10 anni e 8 mesi. Nel 1999 andò in Afghanistan e si ritrovò nell'ultima ridotta di Osama bin Laden a Tora Bora.

Anche se l'intelligence Usa ha approvato il trasferimento dei jihadisti come al Yafi, la Casa Bianca non vuole rimandarlo nello Yemen dove potrebbe tornare a combattere. Fra i prigionieri che possono venir trasferiti ci sono 6 «italiani», ovvero personaggi che hanno avuto a che fare con il nostro paese. Se a casa loro non li vogliono, oppure rischiano la pena di morte o sono ricercati in Italia potrebbero tornare da noi.

Il tunisino Adel Bin Ahmed Bin Ibrahim Hkiml, meglio noto come Adel al Hakeemy, arrivò in Italia a 16 anni. Secondo le organizzazioni dei diritti umani che difendono i terroristi era solo un innocuo aiuto cuoco a Bologna. Poi ha trovato moglie in Pakistan e si è trasferito in Afghanistan. Per gli americani era ricercato dalla magistratura italiana perché faceva parte di «una cellula estremista specializzata nel reclutare terroristi e fornire appoggio logistico e documenti contraffatti» a gruppi legati ad Al Qaida. Al Hakeemy ha ammesso «l'uso di denaro falso in Italia» e di «aver raggiunto un noto campo di addestramento di Al Qaida a Jalalabad, in Afghanistan».
Ridah Bin Saleh al Yazidi è un altro tunisino della lista dei 55 pronti a venir trasferiti, che nel 1999 è partito dall'Italia per il campo di terroristi afghano di Khalden. Al Yazidi frequentava il Centro culturale islamico di Milano. Non solo: prima di unirsi a Bin Laden e ai talebani, al Yazidi era già stato arrestato nel nostro paese per sospetti legami con il terrorismo.

Yunis Abdurrahman Shokuri, pronto ad andarsene da Guantanamo dopo 10 anni e 4 mesi, era secondo gli americani «un sospetto membro di Al Jama al Islamya in Italia», una vecchia organizzazione jihadista egiziana. Nel nostro paese il fratello maggiore Yassine, soprannominato il «monaco» è stato condannato a Milano per appoggio al terrorismo.
Un altro della lista dei 55, Abdul Bin Mohammed Bin Abess Ourgy faceva lo spacciatore di droga in Italia fra il 1991 ed il 1995. «Non ero un fanatico islamico - spiega negli interrogatori - Abdullah, un amico, mi ha insegnato a pregare e poi mi ha dato soldi e biglietto per andare in Afghanistan nel campo di addestramento di Derunta».
Anche Hisham Sliti avrebbe trovato la redenzione nella guerra santa. Il tunisino, che teoricamente potrebbe venir trasferito in Italia, era rincorso, secondo i documenti Usa, «da un mandato d'arresto per i suoi legami con gli estremisti islamici di Bologna». Sliti arrivò nel nostro paese nel 1995 diventando un eroinomane. In Afghanistan voleva cambiare vita, ma si era trovato di fronte alle rigide regole dei talebani che adesso dice di «aver odiato. Non si poteva andare con le donne o fumare».
Tipo più tosto e difficile da incastrare, l'algerino Bensayah Belkacem, da 10 anni e 8 mesi a Guantanamo. Lui stesso ha ammesso di aver vissuto in Italia, ma è stato preso quando si è spostato in Bosnia dove gli americani sono convinti che fosse uno dei colonnelli di Osama Bin Laden. In tasca aveva il numero di cellulare di Abu Zubaydah, reclutatore di Al Qaida coinvolto nell'11 settembre.

Nelle carceri italiane, abbiamo già ospitato, dal 2009, tre ex detenuti di Guantanamo: Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani.
Dei 55 in attesa di trasferimento sui 169 «combattenti nemici» della prigione a stelle e strisce a Cuba, ci sono gli ultimi 3 uiguri catturati in Afghanistan. Si tratta di musulmani della minoranza islamica cinese che se tornassero in patria verrebbero messi a morte. Un altro della lista è Shaker Aamer, l'ultimo detenuto con passaporto britannico di Guantanamo. Londra aveva già chiesto la sua liberazione.
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