Europa

Migranti, una fonte rivela: "C'è l'ordine di farli partire"

L'accordo con Tunisi bloccato a Bruxelles. E i migranti salpano verso l'Italia. Cosa c'è dietro: la rivelazione di Quarta Repubblica

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C'è qualcosa che non torna. Forse non sarà un "complotto", come ha assicurato ieri il ministro Matteo Piantedosi. Forse non sarà un attacco diretto all'Italia per mettere in difficoltà il premier Giorgia Meloni. Tuttavia, che nello stop all'accordo con la Tunisia per fermare i flussi migratori qualcosa si sia inceppato non è un mistero. Si sa: ad un ingranaggio per bloccarsi bastano un paio di granelli di sabbia. E qui sembra essercene un sacco pieno.

Da inizio 2023 la pressione migratoria che colpisce il Belpaese è impressionante. I migranti partono dalla Libia, come accaduto negli ultimi anni. Ma anche e soprattutto dalla Tunisia, un Paese instabile, sull'orlo di una crisi economica e che "spinge" volenti o nolenti migliaia di uomini e donne a prendere la via del mare. Per bloccare le partenze a luglio il governo italiano, insieme a Ursula von der Leyen, era andato a Tunisi a firmare un accordo con Saied: l'Ue si impegnava a versare 350 milioni di euro per risollevare le sorti del paese in cambio di maggiori controlli alle frontiere. Di quei fondi però non è arrivato un euro, bloccati dalla burocrazia europea e da quella che sembra una malevola trama della sinistra di Bruxelles contro Giorgia Meloni.

I fatti sono chiari. Di quei 350 milioni di euro, 150 sarebbero duvuti arrivare subito e a fondo perduto. Ma il comitato dei 27 Paese non ha ratificato all'unanimità l'accordo. A mettersi di traverso è stato Josep Borrell, commissario Ue per gli Affari esteri; ma anche la sinistra europea, che dopo aver "accettato" i pagamenti di Merkel al dittatore Erdogan (Draghi dixit), adesso scopre che la Tunisia sarebbe un regime con cui non è possibile fare accordi. Il tutto ha prodotto un ritardo che da palla di neve si è trasformato in valanga. Prima Saied ha impedito l'ingresso in Tunisia ai delegati Ue. E adesso ri rifiuta di far sottostare la seconda tranche da 200 milioni ai "controlli" sui progetti. Risultato: l'Italia si ritrova infasa da migliaia di immigrati, che mettono in sofferenza le capacità di accoglienza di Lampedusa, Porto Empedocle e del resto del Paese.

Che dietro il boom di partenze ci sia qualcosa di anomalo lo confermano anche gli analisti del Viminale e persone vicine al governo tunisino. Una fonte di Quarta Repubblica da Tunisi spiega chiaramente come stanno le cose: "L'Europa non ha dato i soldi come promesso a Saied - dice - Non c'è il pane. Non ci sono medicinali, beni di prima necessità o grano. C'è una crisi profonda quindi è il momento per fare pressioni". In che modo? "Io da quello che ho capito da persone che parono, loro dicono che di solito ci sono dei controlli. Adesso no. Non c'è la guardia costiera tunisina.

Sembra un'autostrada: tutti stanno partendo e dietro c'è un ordine di lasciare la gente passare per mandare un messaggio all'Europa e dirle: guardate noi siamo pronti, se non ci date i soldi possiamo anche permettere a tutti di partire".

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