Europa

Il Pd boccia il patto di stabilità, ma Gentiloni e Padoan no

Il Pd di Elly Schlein parla di "patto peggiorativo", ma per il commissario Ue Gentiloni sansisce la fine dell'austerity e secondo Padoan aiuterà la crescita

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“Non possiamo né dobbiamo fare festa". Mentre Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sentito in commissione Bilancio, fa un bagno di realismo sul nuovo patto di stabilità, l’opposizione va in tilt.

La narrazione del Pd, infatti, è che il nuovo patto di stabilità è una sconfitta per l’Italia. "Giorgia Meloni mette una grande ipoteca sul futuro dell'Italia. Questo compromesso raggiunto tra i governi è un cattivo compromesso per l'Italia", è stato il primo commento della segretaria Elly Schlein rilasciato a caldo poco dopo il via libera del ministro Giorgetti. Peccato che il commissario europeo per l'Economia Paolo Gentiloni sia di tutt’altro avviso. "Accordo Ecofin. In archivio il vecchio patto di stabilità e la stagione dell'austerity”, ha scritto sui social l’ex presidente del Consiglio. “Differenze dalla proposta della Commissione, ma risultati positivi: equilibrio tra stabilità e crescita; più flessibilità; incentivi a investire; autonomia ai Paesi nei piani a medio termine”, è stata la conclusione di una dettagliata analisi del patto. Ma Gentiloni non è stato l’unico esponente del Pd ad aver benedetto il nuovo patto di stabilità.

L’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha detto: “Ci sono alcuni elementi contrari, però alla fine il Patto, malgrado tutte le modifiche che sono state fatte rispetto al testo proposto dalla Commissione in primavera, è migliorativo. Soprattutto per un motivo di fondo, al di là delle singole misure: si è salvato, anzi viene valorizzato, lo spirito collaborativo dell’Europa che aveva portato al NextGenEu”. E anche Romano Prodi non ha bocciato totalmente il nuovo patto. Solo qualche giorno fa, l’ex premier e leader del centrosinistra lo ha descritto come un “compromesso” per l’Italia, mentre in assoluto le nuove regole che “prima erano stupide” e che ora “non sono intelligentissime”, sono “comunque un passo avanti”. Ma non solo. “Per tutti i Paesi aumentano i tempi e la flessibilità per fare i conti col proprio debito pubblico, e di questo ne trarrà vantaggio anche l’Italia”, ha aggiunto Prodi.

Delle due l’una: o il patto firmato da Giorgetti, come sostiene il Pd targato Schlein è una fregatura oppure, come sostiene non solo il ministro dell’Economia e autorevoli esponenti del centrosinistra come Gentiloni e Padoan, è un compromesso accettabile. A tal proposito, il deputato Piero De Luca, capogruppo dem in commissione Politiche Ue della Camera, spiega così a ilGiornale.it la posizione ufficiale del partito: “L'accordo del Consiglio peggiora profondamente la proposta della Commissione e danneggia l'Italia. Questa proposta consentiva di superare la rigidità annuale del vecchio Patto per il rispetto dei parametri di Maastricht. Ed è l'elemento positivo giustamente rilevato da Gentiloni e da Padoan. Il negoziato chiuso dagli Stati ha però inserito dei vincoli molto stringenti, non previsti dalla Commissione, per il rientro del deficit e del debito, che penalizzano fortemente il nostro Paese, costringendolo a tagli pesantissimi nei prossimi anni”. De Luca attribuisce la colpa al governo “che mostra ancora una volta di non avere nessun peso in Europa perché non ha affidabilità e autorevolezza”. Gli fa eco il deputato Andrea De Maria che parla di patto “peggiorativo” soprattutto “per quanto riguarda le prospettive per l'Italia” e “Questo è il punto su cui il Governo italiano ha subìto uno scacco, che ci preoccupa nell' interesse del Paese”.

Diversa, secondo De Maria, è invece la valutazione di Gentiloni “che fa un ragionamento sullo sviluppo della normativa europea, espressa con la consueta competenza e autorevolezza nel suo ruolo di Commissario Europeo”.

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