Cronache

«Facciamo finire il Medioevo di Pericu»

Caro Massimiliano, credo che sia questa una delle più importanti e non trascurabili questioni riguardanti la scelta dei candidati per la poltrona di Palazzo Tursi per entrambi gli schieramenti. Fra qualche anno l’era del sindaco Pericu verrà ricordata come il Medio Evo della politica amministrativa della nostra città. Poche le cose fatte e molte, troppe, le non decisioni programmatiche e di impostazione per il futuro della città.
Genova è come un bambino che nei primi dieci anni di vita gli dai da mangiare e non gli insegni a parlare con gli altri e , ancora peggio, non lo segui nello sviluppo del corpo e nella crescita della mente.
Siamo praticamente dei vegetali.
Una politica virtuale per il popolo genovese, ma molto significativa per una ristretta classe dirigente radical chic.
Un candidato di continuità, che anche il centrodestra potrebbe teoricamente esprimere, vorrebbe significare insistere con l’arretramento culturale ed identitario del nostro popolo.
Ci vuole una persona «vera» che abbia in mente un progetto forte e che sappia rappresentare gli interessi dei genovesi con un forte sentimento di appartenenza. Sposare la causa Genova per un candidato Sindaco oggi significa partire da zero per tutto ciò che concerne le opere strutturali e di logistica integrata al tessuto produttivo della città. Viviamo in una città isolata!
Nella realtà genovese anche le parole hanno una diversa connotazione.
Parlare di sindaco di rottura qui, a Genova, vuol dire una persona che si propone come obiettivo primario di azione quello di aprire la città al mercato in un'ottica tesa a risolvere le problematiche strutturali e culturali della città.
Abbandonare la «real politik» dei piccoli passi politicamente corretti e «sostenibili», sempre piccoli e molto nascosti, è cosa da fare al più presto e senza ripensamenti.
A Genova tutto viene vissuto al contrario, anche il significato delle parole..

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