Farmaci e terapie

Ictus e infarti, un caso su due si può evitare: cosa dice lo studio

Eliminando cinque fattori scatenanti di rischio si può dimezzare il rischio di contrarre ictus e infarti: ecco i risultati di uno studio americano

Ictus e infarti, un caso su due si può evitare: cosa dice lo studio

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Prevenire è meglio che curare: l'espressione che fa parte del nostro linguaggio quotidiano si evidenzia anche quando si parla di malattie cardiovascolari come ictus e infarti. Se è vero che in una certa percentuale è "colpa" del destino, in tanti altri casi la responsabilità è nostra. Uno dei più grandi studi mai condotti in materia ha messo in evidenza che almeno in un caso su due queste due terribili patologie possono essere evitate e prevenute.

Cosa dice lo studio

Sul New England Journal of Medicine è stato pubblicata la ricerca su oltre un milione e mezzo di persone dal titolo Effetto globale dei fattori di rischio modificabili sulle malattie cardiovascolari e sulla mortalità effettuato dal Consorzio Globale per il Rischio Cardiovascolare. Ma quali sono i fattori di rischio modificabili? Sono cinque: obesità, pressione alta, fumo, diabete e colesterolo. In pratica, tenendo conto dei cinque fattori, lo studio ha dimostrato che il 57,2% delle donne e il 52,6% degli uomini si sono ammalati entro dieci anni. Invece, per quanto riguarda i decessi, la percentuale si attesta al 22,2% per le donne e il 19,1% tra gli uomini per qualsiasi tra quelle cinque cause.

Il maxi studio è stato condotto in 34 Paesi e 8 regioni geografiche diverse: l'età media dei partecipanti era di 54,4 anni. Problemi cardiovascolari si sono verificati in 80.596 partecipanti durante un follow-up (monitoraggio e osservazioni) di 7,3 anni e 177.369 partecipanti sono morti durante un follow-up di 8,7 anni. Lo studio dimostra come nei Paesi dell'America Latina siano stati riscontrati tassi più elevati di pazienti in sovrappeso e fumatori mentre in Europa le problematiche maggiori sono state rappresentate dagli elevati tassi di colesterolo e ipertensione (fumo nei Paesi orientali). Il diabete, invece, è tra le cause scatenanti di ictus e infarti in Nord Africa e Medio Oriente.

Lo studio ha messo in luce che a scatenare le patologie cardiovascolari sono soprattutto i valori elevati di colesterolo e della pressione: quest'ultima crea danni sia a persone giovani che anziani mentre il sovrappeso è una problematica che grava a tutte le età sul cuore. "Il nostro studio mostra chiaramente che oltre la metà di tutti gli infarti e gli ictus sono evitabili controllando e trattando i classici fattori di rischio. Allo stesso tempo, circa il 45% di tutti i casi non possono essere spiegati con questi fattori di rischio", ha dichiarato l'autore Stefan Blankenberg come scrive l'Ansa.

Il problema dell'obesità

In Italia è il 10% della popolazione, ossia sei milioni di persone, a soffire di obesità. "Di queste il 10% (600mila) ha un'indicazione al trattamento chirurgico secondo le più recenti linee guida italiane ed internazionali, ma nel nostro Paese annualmente si eseguono non più di 20-30.000 interventi di chirurgia bariatrica; questo fa capire quanta differenza ci sia tra la potenziale domanda e l'offerta", ha dichiarato il prof. Mario Musella, presidente del congresso della Società italiana di chirurgia dell'obesità. Il problema, come spiegato prima, è legato alle complicanze per le malattie cardiovascolari come ha spiegato il prof. Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di Cardiologia. "Non solo lo scompenso cardiaco, ma anche il rischio di ictus e infarto. Oggi sappiamo con certezza che curare l'obesità con le nuove terapie farmacologiche e con la chirurgia bariatrica significa ridurre le complicanze al cuore e anche quelle oncologiche".

Le "spie" degli infarti

Tra uomini e donne ci sono importanti differenze che indicano l'insorgere di un infarto: uno studio americano portato avanti dai ricercatori dello Smidt Heart Institute di Cedars-Sinai, in California, ha scoperto che nelle donne il sintomo premonitore è la mancanza di respiro mentre negli uomini la spia è il dolore al petto.

Lo studio, pubblicato su Lancet Digital Health, ha scoperto sottogruppi più piccoli di pazienti, uomini e donne, che hanno manifestato palpitazioni, attività simili alle convulsioni e sintomi simil influenzali.

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