Economia

Fiat, così le tute blu Usa sbugiardano la Fiom

Due visioni diametralmente opposte: c’è chi affronta i problemi con sano pragmatismo e chi è inchiodato ai dogmi del passato. Uaw e Fiom a confronto: il sindacato dei metalmeccanici Usa e quello che, in Italia, fa capo alla Cgil. Chi lavora per costruire e chi agisce con il paraocchi, senza rendersi conto che il Paese è un bivio: o si prende una certa direzione o l’industria italiana perderà la sfida vitale sulla competitività. Bob King, leader delle tute blu di Detroit, ha le idee chiare: «Sappiamo - ha detto parlando agli operai di Lansing Grand River, dove Gm produrrà una Cadillac più compatta - che è difficile sostenere una famiglia con un salario di 15 dollari l’ora (è la paga media dei neo assunti negli Usa, per uno stipendio lordo mensile di 2.600 dollari; l’operaio più anziano guadagna 28 dollari, ndr) - ma siamo anche ben coscienti che Gm, Ford e Chrysler devono essere competitive». E pensare che Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, si era vantato nelle scorse settimane di aver raggiunto una sorta di asse con i colleghi di Oltreoceano («sono in sintonia con noi e sostengono la nostra manifestazione del 16 ottobre»). Affermazione, questa, che da quanto ci risulta ha irritato lo stesso King il quale, per tutta risposta, ha ribadito di stupirsi della presenza in Italia di 6 sigle sindacali.
General Motors, così come Chrysler, sta investendo nella produzione di vetture più piccole e più efficienti (meno consumi ed emissioni) e prevede di spendere 190 milioni di dollari per rinnovare l’impianto di Lansing Grand River, dove saranno creati 600 nuovi posti di lavoro, portando il totale a 1.100 occupati. King sembra dire questo: accettiamo i sacrifici ora e contiamo di essere premiati una volta che l’industria automobilistica americana, ripagati i debiti, sarà ripartita e avrà ritrovato lo smalto perduto. Lo stesso King, tra l’altro, nel corso del suo recente viaggio in Italia per visitare gli impianti Fiat, ha voluto rassicurare i fornitori che hanno deciso di seguire il Lingotto negli Stati Uniti: «Qui - ha spiegato agli imprenditori - troverete in noi un sostegno, non un nemico».
Collaborazione, dunque, nel rispetto delle parti, con la convinzione che l’impegno delle aziende e i sacrifici dei lavoratori saranno ripagati. Lo scontro avrebbe portato solo ad aggravare la situazione e messo in serio pericolo milioni di posti.
Intanto, mentre si attendono indicazioni dal vertice che il neoministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, avrà il 4 novembre con Sergio Marchionne (sul tavolo il progetto Fabbrica Italia, le trattative con i singoli stabilimenti Fiat e la necessità che si trovi una soluzione entro Natale), una delegazione dell’Ugl partirà oggi per gli Usa.


A Detroit i sindacalisti italiani incontreranno i vertici Uaw e, tra giovedì e venerdì, visiteranno alcuni impianti della Chrysler.

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