Cronache

Quando la «Topolino» si vinceva a figurine

Caro Lussana, trasferisco il filo dei ricordi direttamente sull'editoria, ma facendolo precedere da una breve escursione attraverso la radio. Dall'ottobre 1934 al luglio 1935, ogni giovedì alle ore 13, l'Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche - stazione di Torino) mandò in onda in trentasei memorabili puntate la storia dei «Tre moschettieri» («ch'eran quattro siccome ognun sa»: a Porthos, Athos e Aramis, s'era aggiunto D'Artagnan, ma occorrerebbe troppo spazio per spiegare come e perché) seguita da «Vent'anni dopo» di dumasiana memoria. Angelo Nizza e Riccardo Morbelli furono i benemeriti curatori della trasposizione radiofonica (poi riprodotta in stampa, nel 1936, per i tipi delle società anonime Perugina & Buitoni). Loro però si concessero qualche licenza (libero adattamento) rispetto alla traccia di Dumas e i «Tre moschettieri» divennero «Quattro», mentre i tempi della storia si ridussero da «venti» a «2 anni dopo».
La trasmissione prima, e i libri poi, ebbero un successo travolgente; ma i «mormorii» del tempo segnalarono un certo «sospetto» da parte delle autorità del regime. Fortunatamente non vi fu alcun intervento dall'alto e il programma, pur non essendo in perfetta assonanza con gl'indirizzi del Littorio, poté proseguire fino in fondo. Alla radio, il personaggio di Aramis era interpretato dall'indimenticabile Nunzio Filogamo che, con la sua pronuncia blesa (erre moscia), dava ai dialoghi un tocco d'irresistibile comicità. A ciò s'aggiunse l'iniziativa commerciale della Perugina, che incrementò notevolmente le vendite dei suoi prodotti dolciari confezionati in scatole e sacchetti trasparenti di cellophane, inserendo nei medesimi la serie di figurine disegnate da Angelo Bioletto, che si richiamavano ai personaggi descritti nei due volumi di cui sopra.
Fu un successo clamoroso. Cioccolatini e caramelle andarono a ruba. Le raccolte di figurine furono quotate in apposito «borsino valori»: il Feroce Saladino raggiunse vette stellari, seguito a distanza dal Leone. C'erano poi Greta Garbo, Sciangai Lil, Re Luigi (di Francia), Crik e Crok, Madama Butterfly, La Bella Sulamita, il Cardinale Richelieu, l'Abate Faria, il Cagnolino Pechinese e tanti altri. Si avviò un famoso concorso a premi. La raccolta completa, su apposito album (da cento pezzi, con le immagini prestampate) dava diritto, udite, udite... ad una vetturetta Fiat: la Topolino (valore 9.750 lire!). Abitavo in quegli anni a Messina e il mio ricordo di focalizza (soprattutto auditivamente) sull'urlo che mia sorella (quindicenne) lanciò nei locali della «Provvida», dove dal sacchetto appena acquistato emerse nientepopodimenoche... il Leone. Episodio epocale! Cose da svenimento!
Caro Lussana, questa - ma non solo questa - era l'Italia degli anni '30, con le aquile, i suoi gagliardetti, i suoi labari e i suoi... Saladini. Figuravano a quei tempi anche episodi come «la battaglia del grano», che vide nelle aiuole di tutte le piazze d'Italia crescere in sostituzione di violeciocche e ortensie, giaggioli e tulipani, ciuffi di frumento che, secondo i dettami dell'«autarchia», avrebbero dovuto contrastare «le inique sanzioni». Sì, perché la società delle Nazioni (l'Onu dei tempi) aveva votato contro la politica imperialista degli italiani (leggi la guerra al Negus), dei provvedimenti economici che limitavano il commercio di materiali detti «strategici». Ma da noi si cantava «Faccetta nera, bell'abissina...» e Vittorio De Sica e Rabagliati intonavano «Parlami d'amore Mariù» e «Ba...ba...baciami piccina sulla bo... bo... bocca piccolina».
E poi, la guerra contro le mosche (rovinosamente perduta), il preludio ad una tragica sconfitta militare di qualche anno più tardi. Io ero ancora «Figlio della Lupa» (sarei diventato Balilla più tardi)... ma ormai, troppo tardi. Poco dopo, tutto franò irrimediabilmente.

Con malinconia.
Franco Ferrara

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