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Gianfranco non è come Di Pietro

Ieri il Giornale ha svelato che le attività mobiliari e immobiliari di Alleanza nazionale confluiranno nella "Fondazione Alleanza nazionale". Oggi il ministro della Difesa La Russa difende Fini. Nostra replica: "Abbagli su An? No, solo notizie"

Gianfranco non è come Di Pietro

Caro direttore, ho letto con grande stupore su il Giornale di oggi (ieri ndr), lunedì 4 gennaio, il titolo, su tutta la prima pagina, «Fini come Di Pietro» ripreso a pagina 3 dall’articolo col titolo «Fini fa sparire le case come Tonino». Titolo e contenuto, nella migliore delle ipotesi, sono frutto di un colossale abbaglio, nella peggiore sono invece il maldestro e calunnioso tentativo di addebitare a Fini (e come conseguenza a tutta An) propositi o comportamenti scorretti del tutto inesistenti che soltanto una campagna di natura diffamatoria, che ho già avuto modo di definire «fuoco amico immotivato» potrebbe giustificare.

L’articolo cerca, sia pur con qualche cautela, di accreditare la tesi contenuta nei due citati titoli di per sé gravemente offensivi sia per l’uso del verbo «sparire», sia per l’accostamento a comportamenti di Di Pietro che, in ogni caso, «non ci azzeccano» non foss’altro perché l’Idv non è confluito in nessun nuovo partito e la loro diversa natura ha dato vita a polemiche nate al loro interno. In realtà la situazione è assai diversa da come appare sul Giornale ed è del tutto cristallina, tant’è che nessuno, dicesi nessuno, in An ha sollevato la minima perplessità. Com’è noto, sette giorni prima della nascita del Pdl, An tenne il suo ultimo congresso con cui deliberò di aderire al nascente nuovo partito frutto del concorde incontro politico tra Berlusconi e Fini.

Nel corso della relazione congressuale, che tenni in qualità di coordinatore nazionale di An e perciò ripresa da Tv e giornali, oltre ai contenuti politici, illustrai (e poi lessi) anche il percorso giuridico-amministrativo della confluenza nel Pdl che venne specificatamente approvato dai congressisti all’unanimità. In forza di tale deliberazione si è stabilito che Alleanza nazionale, esattamente come Forza Italia, resterà giuridicamente in vita fino al 2013 per consentire la normale definizione dei rapporti economici di dare e avere ancora in corso. Ogni passaggio fu inoltre concordato con gli amici di Forza Italia anche per assecondare loro specifiche esigenze. Va pertanto precisato che:
1) Nulla è cambiato né è oggi in corso di cambiamento per quanto riguarda la sorte degli immobili che, meritoriamente, come ammette lo stesso articolo, sin dai tempi dell’Msi, la destra ha acquisito per destinarle a proprie sedi politiche.
2) Non è quindi in corso alcun passaggio «a società ad hoc» come invece dice l’articolo adombrando con ciò chissà quali manovre in atto.
3) È altrettanto fortemente errato scrivere che esiste oggi una «fondazione» guidata dal «finiano di ferro Donato Lamorte» con «tesseramento prolungato a marzo 2010».

Al contrario il congresso di An all’unanimità, stabilì in accordo con quanto Forza Italia aveva già deliberato da pochi giorni, di affidare il percorso di ordinaria amministrazione di An, fino al 2013, a un comitato altamente rappresentativo presieduto dall’onorevole Donato Lamorte con la partecipazione non certo di amici o parenti ma di esponenti della «storia» di An tra cui il senatore Valentino, il senatore Gamba, il senatore Caruso, l’onorevole Biava e con la contestuale nomina di una terna di amministratori guidata dal senatore Franco Pontone, esempio riconosciuto di assoluta correttezza amministrativa nel mondo politico.

Sarà nel 2013, fra tre anni cioè, che tutti insieme potremo decidere di dar vita a uno strumento come una fondazione, che sul piano culturale coltivi i valori per cui ci siamo battuti in Alleanza nazionale e che, sul piano politico, sono oggi presenti nel Pdl. Ma quello che qui importa e che con questa lettera mi preme precisare è che il titolo e l’articolo di oggi, mi creda direttore, hanno indignato non solo me, ma tutti coloro che hanno militato in An. Il Giornale ha infatti cercato di attribuire a Fini intenzioni, o addirittura comportamenti, che nulla hanno a che fare con il modo trasparente e corretto con cui tutta An ha gestito la confluenza nel Pdl.

Vorrei fosse chiaro infine che, in ogni caso resterebbe invalicabile la circostanza che Fini (che era già presidente della Camera) affidò all’ufficio politico e semmai a me, come coordinatore, il compito di definire tutti gli inevitabili aspetti giuridici della confluenza da sottoporre al Congresso. Come difatti avvenne. Mi consenta in conclusione, caro direttore, di rinnovarle il mio auspicio, o meglio ormai la mia esplicita richiesta (che sono certo è largamente condivisa da altri lettori del suo giornale) di non vedere impegnato il Giornale ad alimentare (o a volte addirittura creare) tensioni nel campo del centro destra ma al contrario, pur con tutta la verve anche polemica di cui lei è maestro, ad accrescere la coesione della coalizione che sta governando l’Italia.

Sono certo che converrà con me nel ritenere questa una condizione necessaria per dare risposta ai problemi del Paese che la sinistra, ne sono convinto almeno quanto lei, potrebbe solo accrescere se, per nostre divisioni e incomprensioni, le lasciassimo campo libero.

La ringrazio per la pubblicazione.

Ignazio La Russa
Ministro della Difesa

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